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Espion Brothers
Mentre il futuro dello spionaggio italiano entrava sicuro, con una cartella di cuoio nero sotto il braccio nell’ufficio triangolare di Forte Braschi, il passato dello spionaggio italiano stava firmando gli ultimi registri, comodamente seduto nell’ampia poltrona di marocchino del salotto liberty.

- Accomodati. - disse indicando il divano alla nuova arrivata - Finisco in un attimo di sbrigare un po’ di posta urgente.

Il futuro dello spionaggio italiano si aggiustò la camicetta color fucsia, si lasciò sfuggire un sorriso e gli si sedette davanti accavallando le gambe. La lunga gonna grigio perla le lasciava scoperte solo le caviglie ben modellate.

- Quanti anni hai, se posso chiedertelo? - Il passato dello spionaggio italiano formulò la domanda senza alzare gli occhi dalle carte che stava firmando: se ci doveva essere un trapasso generazionale almeno voleva sapere quanti salti, lei, la nuova Direttrice, aveva compiuto, rispetto alla sua generazione.

- Cinquantatré, a febbraio, e se pensi che sia troppo giovane per ricoprire questo posto - disse indicando la scrivania in uno degli angoli della stanza - forse hai ragione, ma certo siamo soltanto noi due a pensarlo, perché quelli che mi hanno dato l’incarico non sono assolutamente dello stesso parere.

Il Direttore del Servizio chiuse l’ultimo registro. Tirò fuori dal gilè il suo cronometro e controllò giorno e ora.

- E adesso veniamo alle consegne di ordinaria amministrazione, le altre, le più importanti ce le faremo passo passo, se ce ne sarà bisogno.

- Come, “se ce ne sarà bisogno”?

- Non staresti per prendere il mio posto se non sapessi già tutto quello che c’è da sapere sulla roba che scotta.

- Ho capito, vuoi vedermi rullare sulla pista prima di decollare...è nel tuo stile, ma non nel mio. E’ per questo che ho portato alcuni appunti, - la nuova Direttrice aprì la cartella nera e fissò negli occhi il suo predecessore – dobbiamo fare in modo da accelerare al massimo questo interregno…assolutamente.

L’altro si alzò, si diresse verso la scrivania per deporre i registri e per nascondere la sua incipiente irritazione.

- Vuoi uno sherry, un porto, un vin santo? - le chiese facendo scattare uno sportelletto sul davanti della scrivania.

- Grazie sono astemia, berrei volentieri una Perrier.

Il Direttore premette un pulsante, la porta di servizio si aprì e un famiglio con la giacca a righe rosse recepì l’ordinazione.

- Devo in ogni modo insistere per qualche informazione di prima mano. A meno che tu non voglia esimerti dal collaborare…

Si guardarono negli occhi alcuni istanti.

- La struttura generale del Servizio ti è nota - riprese il Direttore versandosi un bicchierino di vin santo - come pure gran parte degli addetti, mi sembra quindi necessario iniziare fornendoti i cenni essenziali delle operazioni in corso e del relativo impiego degli agenti.

Si risedette sulla sua poltrona e sorseggiò con gli occhi socchiusi il vino.

Il famiglio rientrò silenziosamente con un vassoio in mano e servì la nuova Direttrice.

- Volendo andare oltre i cenni essenziali?...- Chiese aggiustandosi la gonna.

- E’ tutto naturalmente archiviato e aggiornato nel Sistema Informativo Centrale, cui tu avrai da oggi accesso legittimo da questo p.c. - rispose il Direttore indicando il gioiello sulla scrivania.

- Cosa vuoi dire con quel “legittimo”?

- Che ritengo questo passaggio delle consegne una mera ipocrisia burocratica.

- I nomi dei files sono ovviamente in codice.

- Ma tu lo hai decrittato da tempo. Per tua comodità iniziale, comunque - sorrise posando il bicchierino su bracciolo della poltrona - ho fatto convertire i codici con l’indicazione delle zone geografiche. E adesso se permetti cominciamo, come si è detto, con le operazioni di routine, di cui certo non ti sarai data pena di rubarmi i dati.

Il futuro dello spionaggio italiano accettò quella frase come un complimento - Sulle zone meno impegnative sono, in effetti, a digiuno - sorrise prendendo il bicchiere dal vassoio. – Ma ti confesso che non mi aspettavo una lezione proprio su di loro.

A nessuno aveva mai permesso di interromperlo, tanto più con una osservazione irritante, ma quel giorno, il vecchio Direttore, fece un’eccezione e si dispose ad illustrare la parte del suo lavoro meno gratificante e meno preoccupante, ma non per questo meno intrigante.

*   *   *

-Abbiamo finito?

Gli occhi chiari del futuro dello spionaggio italiano mostravano appieno la noia ed il disprezzo che provava in quel momento.

- Non del tutto: Africa settentrionale, con i suoi focolai che esistono da anni. Certo il peggiore in questo momento è l’Algeria, ma di questo sai abbastanza. Si tratta prevalentemente di un problema interno a quel paese e dei Servizi francesi, nel cui territorio, il terrorismo algerino è stato esportato.

Ci siamo sempre mossi di più per il confinante Marocco e, più esattamente, nei territori a sud, c’è un’apposita piccola sezione che se ne occupa da tempo...

- Non mi dirai che abbiamo una sezione per il Sahrawi! - scattò in piedi rischiando di rovesciare il vassoio con il bicchiere di Perrier.

- Proprio così, sto parlando della, così detta, Repubblica Araba Sahrawi Democratica. Tralasciamo il passato di appoggio incondizionato al governo marocchino, abbastanza di recente abbiamo fornito prudenti e, temo, ambigue forme di appoggio alla lotta di indipendenza dal Marocco del Fronte Popolare fin dai tempi dell’Operazione MINURSO, iniziata nel settembre 1991, per lo svolgimento - sotto l’egida dell’ ONU - del referendum per l’indipendenza del Sahara Occidentale dal Marocco. In sostanza si è trattato, e si tratta tuttora, di un occhio di riguardo ad influenti politici nostrani romanticamente sensibili alle guerre d’indipendenza.

-E per questa pagliacciata c’era bisogno di una sezione? Quante risorse professionali hai impiegato? - Chiese la donna rimettendosi a sedere.

- Soltanto due, professionisti non di grande spessore ma di qualche talento. Del resto anche l’Esercito e l’Areonautica militare a suo tempo hanno impegnato pochissime unità.

- Alludi ai gemelli di Forte Braschi? Quei due vecchi agenti sempre vestiti uguali, che sembrano usciti da uno spettacolino di varietà?

Il Direttore annuì - Qui, in casa, li chiamano gli “Espion Brothers”, ma non commettere l’errore di sottovalutarli. Sono stati impiegati anche dal mio predecessore, nello stesso scacchiere dell’Africa settentrionale. Hanno lavorato sempre in coppia e così, a mano a mano, hanno finito per essere l’uno il completamento dell’altro. Non sono mica fratelli, però.

-Lo so bene, ho avuto a che fare con loro, una volta, per un problema di parcheggi… certo… giacche e pantaloni sempre uguali…

-Non solo quello, scoprirai tutte le altre manifestazioni esteriori della loro intesa professionale che giustificano l’anglo-francesismo che gli è stato affibbiato.

- Un ramo secco da tagliare - sentenziò la Direttrice consultando il fascicolo poggiato sulle ginocchia - gli interessi italiani nella contesa ai confini del Marocco sono scarsi, per non dire nulli. Quei due sono dei nullafacenti, mi chiedo come tu gli abbia dato linfa.

- Quanto alla linfa - il Direttore stropicciò l’indice ed il pollice della mano destra - gliene ho data sempre poca, ma ho pensato di mantenere ancora un poco viva la nostra attenzione. Poter vantare un, sia pur dubbio, credito nei confronti di una nascente Repubblica, appoggiata dall’Onu e con i più importanti giacimenti di fosfati del mondo, può essere vantaggioso per l’industria chimica nazionale. -

- Non sono d’accordo: tempo e denari sprecati, due elementi di cui scarseggiamo. Abbondiamo invece di altri elementi come quei due guitti - la Direttrice batté il dito su un fascicolo - che pensano di lavorare come intrattenitori per un’agenzia turistica. E’ ora di smontare le scene del loro spettacolino e di considerarli in mobilità, dopotutto la nostra riforma impone a tutti coraggiose iniziative di razionalizzazione strumentale.

- Una decisione forse giusta, forse sbagliata - replicò il Direttore alzandosi e avvicinandosi alla scrivania - però certamente affrettata. -

- Ma che mi sento di assumere, insieme con altre operazioni di potatura.....-

- Che potrai assumere - la interruppe il Direttore sollevando un rapporto dalla scrivania - dopo aver letto questo progetto operativo “S.d’o.” consegnatomi ieri.

- Che tempismo! Sanno che si avvicina il tuo ultimo giorno di servizio e Gianni e Pinotto ti hanno consegnato ieri un rapporto operativo. -

- Chi te l’ha detto? -

- Ma tu poco fa.....

- Chi ti ha detto che i loro nomi in codice sono Gianni e Pinot? -

La Direttrice fece un gesto vago con la mano, si alzò e si avvicinò al suo predecessore. Tese la mano - Dammelo, sono curiosa di vedere quanto c’è di operativo in un rapporto sulla sabbia del Sahara. -

*   *   *

L’uomo con la giacca a righe rosse si avvicinò agli Espion Brothers, i due professionisti non di grande spessore ma di qualche talento dello spionaggio italiano. - Debbo andare a ritirare quel maledetto vassoio, ormai avranno finito di bere.

- E allora? I bicchieri vuoti non possono rimanere dove si trovano o vuoi fare subito una buon’impressione? - L’uomo che aveva parlato aveva un’aria seccata, continuava a guardare il piccolo registratore da cui provenivano le voci della stanza triangolare e a stropicciarsi le borse sotto gli occhi. - Lasciamolo andare - gli disse l’altro togliendosi gli occhiali di tartaruga - è preoccupato che si accorgano della cimice sotto il vassoio.

- Come se fosse la prima volta....

- Già, ma questa volta è diverso - insorse il famiglio - con la Zardilli è diverso, qui si rischia il posto, sono finite le assunzioni dirette, l’inamovibilità, le strutture rigide, i benefici connessi.....

- Come questo che diamo a te - il secondo spione nel pronunciare queste parole, allungò al famiglio una mazzetta di banconote di piccolo taglio. L’altro intascò come un fulmine e girò sui tacchi.

Le ultime parole che gli Espion Brothers poterono ascoltare, prima del ritiro del vassoio, furono pronunciate con tono apodittico dalla nuova Direttrice, la dottoressa Graziana Zardilli.

“ Assolutamente, no! Un nuovo assestamento del bilancio del Servizio è prioritario. Il 70% dei dipendenti non svolge più incarichi “in campo” da tempo immemorabile, questo ha significato che, nel lungo periodo, vi siete dovuti servire, per le varie operazioni, di free lance profumatamente prezzolati. Il rapporto capovolto tra agenti operativi e free lance ha scavato una voragine nel nostro bilancio.”

Il famiglio era riapparso nel corridoio con il vassoio in mano e due bicchieri sopra.

- Ha ragione - sentenziò lo spione con gli occhiali di tartaruga siamo diventati un esercito di colonnelli che si serve solo di mercenari. -

- Ci manca solo che le dai ragione - disse l’altro riavvolgendo il nastro.

I due si guardarono a lungo con una specie di broncio disegnato sulle labbra.

- Pinot sono finiti i bei tempi ... trasferte solo quando ne avevamo voglia, le deviazioni compatibili e vantaggiose, iniziative personali affiancate agli incarichi come il nostro mal d’Africa da tavolino… che oltretutto ci ha fruttato bene.

- Sono ancora troppo giovane per abbandonare tutto questo.

Lo spione con le borse sotto gli occhi finì la frase con un sospiro, si alzò, aprì l’armadio dove tenevano i cappotti e si guardò allo specchio sull’anta dello sportello. Vi era riflesso un uomo sulla cinquantina con capelli neri tagliati corti e le tempie brizzolate, la giacca antracite, ben tagliata, non nascondeva le rotondità addominali. Si aggiustò il nodo scappino della cravatta regimental e si rammaricò ancora per quelle borse sotto gli occhi, segno inequivocabile di preoccupazione per il futuro.

- Non è che sei troppo giovane, Gianni, è solo che sei più giovane di me. Ma il punto è proprio che noi dobbiamo abbandonare tutto questo. - Pinot rimase in silenzio per godersi il broncio sulla faccia dell’altro.

Si avvicinò allo specchio e accanto alla figura dell’altro comparve l’immagine di un uomo più alto con i capelli biondi sbiancati, la giacca antracite di buon taglio addolciva la curvatura pronunciata delle spalle.

Si raddrizzò, aggiustò il complicato nodo, a bottiglia larga altrimenti detto Yukon, della voluminosa cravatta floreale e proseguì. - Certo non prima di aver assestato un ultimo colpo da maestri! -

- Mi avevi spaventato - Gianni si era seduto dietro la sua scrivania dove troneggiava un Compaq - il nostro è un progetto perfetto e per un momento ho pensato che tu volessi rinunciare.

Anche Pinot si sedette dietro la sua scrivania, posta di fronte all’altra. - Il nostro è un progetto quasi perfetto.....e ciò che lo rende emozionante è che la sua realizzazione sarà il nostro canto del cigno. L’ha capito pure quel disonesto del famiglio, con la Zardilli si rischia troppo, non ci sarà più posto nel futuro per operazioni come questa.

Così dicendo aprì la cartelletta marrone con l’intestazione “Operazione Sabbia d’oro” e appuntò qualcosa sul margine dei fogli.

- Perché hai detto che è un progetto quasi perfetto? -

- Per tre imperfezioni ,- rispose Pinot togliendosi gli occhiali di tartaruga - imperfezioni che dobbiamo correggere quando lei ci convocherà. La prima: anche in quest’operazione noi ci siamo riservati tutte le fasi strategiche, da scrivania insomma,- disse dando una manata sulla sua e su quella del collega-amico - ma nella fase conclusiva dobbiamo dirle che metteremo da parte eventuali free lance e saremo costretti ad intervenire di persona.

- E tornare come l’altra volta in Sahrawi, dai combattenti del Fronte Polisario? -

- Certamente, così, tra l’altro, saremo più credibili sia per la gente del deserto che per la Zardilli. Limiteremo l’intervento alieno solo alla fase iniziale del progetto, ti ricordo che la seconda fase prevede il disimpegno, e questo potrebbe risultare più facile da lì che da Roma.

- Non hai detto una cazzata.

- E questo ci porta alla seconda imperfezione da correggere. Quella strega non ci consentirà di spendere per le nostre esigenze…

- E questo che significa? Vuoi sostenere che dovremo scendere subito in campo !?

I due si guardarono e si strinsero la mano.

La leggenda che fossero stati i colleghi di Forte Braschi ad avergli affibbiato quei nomi in codice Gianni e Pinot , all’inizio della loro carriera e prima di una missione ridicolmente pericolosa, era assolutamente falsa.

Era nata dal fatto che c’era sintonia nei loro movimenti e perfino nei loro pensieri : una sintonia sottolineata dal loro identico modo di vestire in grigio, anche se il gusto per le cravatte divergeva profondamente.

Questa consapevolezza di essere due pezzi di un unico ingranaggio l’avevano messa a frutto prima che gli altri se ne accorgessero. Così , da soli, si erano scelti i nomi in codice di Gianni e Pinot , oltretutto, nella realtà anagrafica, il primo si chiamava Gianluigi H. e il secondo Giuseppe x ; i cognomi, a Forte Braschi, erano sepolti negli archivi.

Nella leggenda familiare di Giuseppe x c’era un nonno di tempra e appetiti gagliardi che dalle ostesse friulane, nei momenti di intimità, veniva chiamato pinotton , in onore al bianco che tracannava e alla sua corporatura.

- Bene – concluse Gianni- le prime due imperfezioni sono corrette, qual è la terza?

- Il nome dell’operazione “Sabbia d’oro” è ,secondo me, un po’ troppo esplicito, fa intravedere che qualcuno ci guadagnerà molto, anzi moltissimo!

Gianni e Pinot si guardarono e sbottarono in una risata da osteria.

Nel gioco di guardie e ladri, i due agenti non mancavano di ricoprire, alternativamente e con successo, tutti e due i ruoli.

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