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Phantomas
Recensione di Elisabetta Bolondi (dal sito SoloLibri.net)

L’editore Manni ha progettato una collana che ha chiamato Remake: classici della letteratura per ragazzi, che la generazione dei padri e dei nonni hanno divorato, da riproporre ai ragazzi di oggi, troppo spesso lettori deboli e talvolta pigri. La prima uscita è Phantomas di Giuseppe Fiori, che è anche uno dei curatori della collana.

Tratto dai romanzi di Souvestre e Allain, pubblicati in Francia a partire dai primi del 900, il personaggio di Fantomas, ladro gentiluomo vestito in frac, con cilindro, mascherina e bastone, viene qui trasformato in un giovane romano che si trova coinvolto in un noir dai contorni conturbanti: fuori della stazione Termini il padre lo abbandona lasciandogli uno scontrino del deposito bagagli. Lì trova un grande baule con il marchio Louis Vuitton che si accinge a portare a casa per esaminarne il contenuto; sulla piazza però tre giovani, una ragazza e due uomini, stanno spintonando un uomo d’età per sottrargli la borsa, nei confronti del quale il nostro protagonista non può che fermarsi per portare aiuto, mettendo in fuga gli aggressori. L’anziano si presenta come professore in pensione e inizia da qui un rapporto quotidiano con il ragazzo, che da questo momento viene coinvolto in una serie di avventure, colpi di scena che hanno come primo attore proprio il giovane che ha trovato nel baule cilindro e bastone che sembrano essere appartenuti a suo nonno, al vero Fantomas, ghigliottinato a Parigi ai tempi della prima guerra mondiale, come documentato da un vecchio articolo di giornale rinvenuto nel magico baule Vuitton insieme ad altre misteriose carte. Il giallo che si svolge nella Roma notturna, gli agguati, i cambi di identità, i travestimenti, i rapimenti, sono gli ingredienti di una storia attualissima, costruita con un ritmo incalzante che ricorda le serie poliziesche televisive ma che conserva il fascino del vecchio racconto, che viene continuamente citato e riproposto con l’aiuto di una accurata ricostruzione storica. Gli ambienti, i costumi, gli oggetti, le atmosfere, i luoghi evocati dallo scrittore sono efficacemente ricreati dalla grafica affidata al giovane Alberto Gennari, che illustra il libro con grande bravura e notevole sensibilità artistica: i colori, spesso scuri, fanno da sfondo a notturni pieni di mistero, mentre una pagina doppia, che ripropone la scalinata di Trinità dei Monti è forse l’immagine che meglio rappresenta questo nuovo modo di raccontare, a metà tra l’illustrazione tradizionale e la graphic novel. Finale a sorpresa, naturalmente, ma rileggendo alcune parti del libro si ritrova l’attenzione sorvegliata alla qualità della scrittura, l’amore per la città, la conoscenza delle sue parti più segrete e nascoste, il gusto per una narrazione colta, la cura nella descrizione di atmosfere e colori:

“Il tramonto è l’ora di Roma. Prima quasi giallo, poi rosso-smog, ma soprattutto un impasto a olio dei due colori, più le polveri sottili che danno una tonalità ambrata”.

Insomma classico, giallo, thriller, albo illustrato, spy story, tutto si tiene con giusto equilibrio in questo primo esempio di un modo nuovo di rivolgersi ai nuovi lettori, a partire dalla scuola media.

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