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Tram-auto-machia
La battaglia dei tram e delle macchine
Celestino e Ribò sono due amici per la pelle. Veramente per la pelle e per il pelo, dato che Celestino è un bambino di otto anni e Ribò è un piccolo scimpanzé nero. Il padre di Celestino è un tranviere e in un angolo del deposito ha costruito la loro casa: ha utilizzato parti di un tram ormai in disuso, avvitate insieme con grande fatica e... fantasia. Il portone d'ingresso l'ha fabbricato con una porta a soffietto, completa di pedana; le sedie della camere da pranzo sono panche di legno un tempo servite per i viaggiatori; i lampadari sono potenti fari di tram, e tutta la casa è montata su quattro ruote di ferro perché si possa spostare, seguendo le avventure dei nostri amici.


Ma ora è una notte luminosa e tutto è tranquillo. Celestino e Ribò dormono sdraiati sulle loro amache appese alle pareti della casa, quando improvvisamente li sveglia un rumore lontano, sommesso, come un sottile brontolio o un lamento. Subito i due saltano giù e, camminando nel buio del deposito, si avvicinano alla fonte del rumore. Una scena insolita si presenta ai loro occhi assonnati. Un gruppetto di tram raccolti in circolo, con occhi tristi e aria depressa parlottano tra di loro: «Vi ricordate — dice uno di essi — quando correvamo felici, scampanellando, in mezzo alle strade piene solo di gente e di biciclette, con i ragazzini che ci prendevano in corsa?».

«Qualche volta mi veniva perfino il fiatone per quanto andavo in fretta».

«Ora tutti ti trascurano, nessuno si diverte più con noi, le macchine ci assediano sempre di più, e con il loro fumo soffocano anche gli alberi; fare il tram è diventato veramente un lavoro triste».

Celestino e Ribò stanno ascoltando, attentamente nascosti, questi discorsi, quando un tram, accortosi della presenza dei due estranei, li illumina in pieno con un faro. Celestino si fa avanti senza paura. «Siamo qui per aiutarvi, non dovete avere alcun timore; studieremo insieme un piano e tornerete felici come un tempo». Mentre Celestino sta rassicurando i tram con queste parole, Ribò è corso fino alla casetta in fondo al deposito, e dopo aver rovistato un po' dappertutto ha preso con sé tutti i barattoli dei colori e i pennelli che ha potuto trovare.

I tram e Celestino guardano Ribò con aria interrogativa, finché lo scimmiotto, afferrato un pennello, disegna su un lato di uno di essi un grosso tulipano giallo, poi subito dopo un serpente sorridente lungo tutta la fiancata. Il tram si contorce per poter guardare meglio il disegno che gli è comparso addosso.

«Un vestito nuovo e allegro, ecco cosa vuol dirci Ribò! Così la gente tornerà a preferirci come una volta». Gli altri tram approvano contenti e Celestino, presi i pennelli, aiuta il suo amico. Immediatamente zebre e margherite, pigne, funghi, eucalipti, gazzelle, capre con la barba rosa e grossi girasoli appaiono sui tram che ridono soddisfatti.


II mattino dopo l'uscita dal deposito è festosa e a mano a mano che percorrono le strade aumenta prima lo stupore e poi il divertimento della gente. Tutti vogliono provare a salire sui carri colorati, la città sembra trasformata in una gigantesca giostra, dove anche i signori più seri e compassati con cappelli neri e borse di cuoio sembrano bambini con la voglia di vivere e giocare.

Celestino aiuta a dare i biglietti e a far le manovre, mentre Ribò passa da una tettoia all'altra di un tram agli incroci afferrandosi al trolley, come fosse una liana nella foresta. Ma c'è chi non approva questo carosello colorato: sono le automobili cupe e grigie: «Questa gazzarra è veramente insopportabile, cosa credono di fare con questa mascherata». «Dobbiamo subito impedirla altrimenti nessuno vorrà più saperne dei nostri sedili comodi e delle nostre linee eleganti».


Una macchina più lunga e più costosa delle altre suggerisce: «Se riusciamo a togliere di mezzo quei disegni e quei colori allegri avremo partita vinta. Dobbiamo solo soffiare forte vicino ai tram dai nostri tubi di scappamento, il gas e la polvere copriranno tutto». Detto fatto le macchine partono per la battaglia, a gruppi stringono ogni tram sempre più da vicino, soffocandoli con una nube grigiastra e minacciosa. I tram tentano invano di liberarsi dalla stretta, ma presto cominciano a tossire e a fermarsi: la gente, poco dopo, è costretta a scendere delusa e impolverata.

La sera mestamente ritornarono al deposito, sporchi e scoloriti, i fiori disegnati si sono appassiti, i funghi rinsecchiti, gli animali sembrano spettri in grigio nero.

C'è aria di sconfitta nel vecchio deposito: i tram mogi mogi parlano tra loro delle speranze che la mattinata aveva fatto apparire e poi della reazione improvvisa e terribile dell'avversario.

Celestino e Ribò cercano però di consolarli: «È necessario reagire subito — propone Celestino — dobbiamo trovare qualcuno che ci venga in aiuto». E così dicendo si ricorda del vecchio cammello saggio dello zoo.

Allo zoo della città c'era infatti un vecchio cammello saggio. Di lui si raccontavano storie incredibili, sembra che da giovane avesse perfino partecipato a famose battaglie nel deserto e per la sua bravura ed astuzia fosse diventato anche il consigliere di guerra di un comandante israeliano. Il vecchio cammello saggio era rispettato e onorato da tutti gli animali dello zoo e dai guardiani: essi ben sapevano che il cammello avrebbe potuto trovare mille modi per andarsene: se rimaneva nei recinti era perché ormai aveva rinunciato alla vita avventurosa della giovinezza e preferiva godersi una vecchiaia tranquilla, aiutare gli altri animali inesperti con la sua saggezza e incantare i cuccioli con le sue storie.

Quella notte stessa, silenziosi e furtivi Celestino e Ribò scavalcano prima il recinto dello zoo e poi la palizzata dove dorme il vecchio cammello.

Stupito di essere svegliato da un piccolo scimpanzé e da un piccolo bambino nel cuore della notte, il cammello si fa raccontare tutta la storia. Rimane assorto e pensieroso per alcuni minuti e alla fine sentenzia: «Conosco le auto, indirettamente si può dire che è colpa loro se ho dovuto lasciare il deserto. Le auto per poter camminare hanno bisogno di bere qualcosa che si trova spesso sotto la sabbia del deserto. Così l'oasi dove io vivevo si era riempita di alte torri metalliche che cavavano quel liquido dal sottosuolo. Allora io e gli altri cammelli non abbiamo potuto far altro che abbandonare il deserto e rifugiarci nello zoo».

Il vecchio cammello si alza sulle zampe, solleva la testa con aria gagliarda e prosegue: «So io come fare per sconfiggere le macchine: basterà sottrarre loro la benzina da bere; per fare questo avremo bisogno dell'aiuto delle talpe».


Stabilito il piano di guerra, Ribò e Celestino montano sulle gobbe del vecchio cammello e tutti e tre iniziano un giro per le strade della città: ad ogni talpa che incontrano e che sentono sotto terra dicono: «Dobbiamo vederci al deposito dei tram prima dell'alba, avvisa le altre talpe, presto, corri!».

All'ora stabilita vicino al deposito si sono radunate tutte le talpe della città. Con voce da comandante che si rivolge ai soldati prima della battaglia, il cammello ordina: «Prima che il sole si alzi nel cielo, dovrete, scavando, recarvi sotto le pompe di benzina e bucarle con i denti, in modo che da esse non esca più una goccia di benzina, ma soltanto aria».

Le talpe, che avevano un gran rispetto per il cammello saggio e che non potevano soffrire le macchine per il rimbombo che provocavano anche sottoterra, decidono di mettersi subito al lavoro. In breve ogni pompa di benzina è raggiunta da una piccola galleria e tutto il terreno sotto la città è percorso da un sottile arabesco di gallerie che uniscono un distributore all'altro.

E mordi di qua e buca di là l'opera prosegue instancabilmente... La mattina dopo, come sempre, i tram escono dal loro deposito preparati ad affrontare una nuova giornata di delusioni e di smacchi. Mentre passano per le strade ancora poco affollate, vedono le prime macchine ferme davanti alle pompe, a riempirsi le pance di... aria. Improvvisamente accade l'imprevisto: le automobili gonfiate di aria come palloni cominciano ad una ad una a sollevarsi da terra. I tram guardano stupefatti con gli occhi all'insù le loro nemiche che si sollevano sopra i rami degli alberi e più su ancora vicino ai nidi degli uccelli, fino agli ultimi piani dei palazzi della città. La gente corre ad affacciarsi alle finestre per non perdere lo spettacolo, gli aeroplani di passaggio scrutano in basso quest'insolito movimento; Celestino e Ribò, uno accanto all'altro, soddisfatti ridono di cuore.

E il riso si trasmette di bocca in bocca, ridono i tram e gli uccelli, le donne che stendono i panni sulle terrazze e gli impiegati alle finestre degli uffici. Ridono perfino le macchine, che si sentono felicemente trasformate in palloni aerostatici.




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