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Il banco di legno


Nel 1948, quando nacque la Costituzione, andavo in prima elementare, alla "Mazzini" a Roma, con un grembiule blu, un colletto rigido dal quale usciva un fiocco bianco, e sul braccio un'unica strisciolina di cotone che mia madre aveva cucito a indicare che facevo, appunto, la prima.

Non era una gran cucitrice, mia madre, e la stanghetta le venne un po' storta, ma non mi importava: io stavo andando a scuola! La situazione, se non era proprio quella di Alice che passa Attraverso lo specchio e s'imbatte in un mondo fantastico, ci somigliava terribilmente.

Ripensandoci a distanza di anni direi che il paradosso della scuola è tutto nella contemporanea presenza di due fattori: quello della sua ordinarietà e della sua straordinarietà. Perché varcata quella soglia niente più sarà come prima e avrà inizio il grande spettacolo della metamorfosi del nostro corpo e della nostra mente.

A sei anni, nel 1948, io e i miei compagni non sapevamo leggere e quanto a scrivere pensavamo che fosse un'astrazione irraggiungibile, ma con quel buffo grembiule "da femmine" - che lo avevano infatti identico, ma, au contraire, era bianco con il fiocco blu - e una cartella marrone di cuoio rigido, la mattina attraversavamo tutti lo specchio al suono di una stridula campanella. I grembiuli blu separati dai grembiuli bianchi, una distinzione cromatica che anticipava già la divisione in classi maschili e classi femminili, che ci sembrava buffamente naturale.

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