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Il giallo è un gioco che si gioca in due
Certo. Il giallo un gioco che si gioca in due, come tanti altri giochi.

Come gli scacchi e la dama, nel caso del giallo classico, oppure come il tennis o addirittura lo squash, nel giallo d'azione...ma sono varie e numerose le coppie di giocatori che scendono in campo.

E allora provo ad elencare le insolite coppie che da un secolo e mezzo, da Poe ai nostri giorni, stanno giocando tutte le appassionanti partite del giallo, ne ho contate undici ma non sono sicuro che siano tutte.

1. scrittore/lettore: la coppia presente in tutte le storie, ma nel giallo...nel giallo il lettore è sempre previsto già nel tessuto del racconto; perchè noi lettori siamo il giocatore che deve essere sorpreso, quello che deve necessariamente e inevitabilmente perdere. A monte, infatti, lo schema compositivo della narrazione poliziesca sembra prevedere un vero e proprio contratto tra autore e lettore: quest'ultimo dovrà risalire la catena degli indizi che lo scrittore ha naturalmente prefabbricato per arrivare a una soluzione data ma nascosta, perchè anche il lettore è stato previsto esplicitamente ed inserito in quello stesso schema compositivo. Anzi ne costituisce un elemento essenziale. E' del tutto evidente, nel poliziesco meglio che in qualsiasi altra forma narrativa, questo emergere di quel lettore implicito che ogni autore ha presente quando scrive.

2. autore/ personaggio: l'altro giocatore è il personaggio dell' investigatore, quando raggiunge l'autonomia dal suo inventore: così di libro in libro, da Sherlock Holmes a Harry Bosh, passando per Poirot e Marlowe, i detective sembrano procedere solitari per i sentieri dell'indagine. Mai sposati o divorziati, buon per noi lettori, così hanno tutte le serate libere per farci compagnia! Solitari e autonomi anche nei confronti del loro inventore che di storia in storia si trova sempre più costretto a rispettare il codice del suo personaggio. Ogni infrazione, infatti, non verrebbe tollerata dal lettore. Da qui a desiderare la scomparsa del suo personaggio il passo è breve... e per scomparsa s'intende, naturalmente, la morte violenta ! Ci ha provato per primo Conan Doyle, ma non gli è riuscito, perchè nella partita noi lettori tifiamo per il personaggio e questo lo rende difficile da sopprimere.

3. protagonista/deuteragonista: una coppia frequente nei gialli da Holmes e Watson, attore e narratore, a Nero Wolfe e Goodwin, cervello e azione, fino alle interminabili coppie di sbirri in cui si fatica a capire la distinzione dei ruoli. Comunque spesso nel giallo l'eroe ha bisogno di un controcanto, oppure semplicemente di un esegeta, o, ancora, di una spalla, tutte figure tese ad enfatizzarne acume e capacità. Naturalmente, quando la spalla è abile ruba la scena al primo attore.

4. due coautori: non a caso il giallo è il genere che vanta, in ogni paese, il maggior numero di coppie di scrittori, a cominciare da Ellery Queen, un solo nome due autori. Direi che ciò è dovuto a due elementi. Quello ludico, perchè battere e ribattere colpi per la costruzione di una trama, in un continuo ping pong dove la bravura di uno migliora il gioco dell'altro e viceversa, realizza uno straordinario divertimento. Non a caso Dickson Carr ha chiamato il giallo il più splendido gioco del mondo! Il secondo elemento, legato proprio alla caratteristica specifica del giallo (ma anche in generale dei libri d' avventura), è la prevalenza della trama.

5. delitto/antefatto: come dire che nel giallo ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, e gli inventori di un antefatto, che determina il crimine anni dopo, sono tutti i grandi classici, a partire dalla Christie. Ma l'antefatto spesso non è soltanto un movente -non c'è delitto senza movente, almeno nella letteratura poliziesca- ma una sorta di suo antenato. Dice la Vargas che nella Christie c'è una complessità simbolica dietro la semplicità ed è proprio il grumo generato da un antefatto all'origine di quella complessità. L'azione delittuosa è allora la reazione, la risposta a un tiro mancino, sepolto nella memoria.

6. storia/imprevisto: niente è come appare in una detective story, tutto complotta per sparigliare la vita...pardon, la storia. Per questo l'imprevisto è una costante delle storie poliziesche e di spionaggio. La situazione tipica è sempre quella inaugurata da John Buchan ne I trentanove scalini: una reazione a catena di imprevisti si sviluppa a danno di un prevedibile uomo comune. Ricordate Intrigo internazionale di Hitchcock? Dato l'indubbio fascino esercitato da queste storie, è evidente che ci piace credere che uomini comuni siano in grado di deviare l'azione di implacabili nemici. Chissà... e se fossimo proprio noi l'imprevisto?

7. assassino/vittima: cioè vincitore e perdente, ma noi lettori non vogliamo che quello sia il vero vincitore, non è vero? Se in molti gialli la vittima si fa appena a tempo a conoscere e la si vede scomparire fin dalle prime pagine, ormai è più frequente che essa sia portatrice di una sua precisa istanza. Sarà infatti questa condizione che darà maggiore rilevanza a quanti, investigatore in testa, vorranno schierarsi dalla parte delle vittime.

8. colpevolezza/innocenza: la più classica delle coppie di conviventi, ma può anche avvenire una fusione fredda tra i due elementi in capo a una stessa persona...pardon, a uno stesso personaggio. Ma attenzione alla distinzione dei ruoli, perchè si chiedeva la Highsmith, “ in questo mondo di gente feroce e di sicari, non diversi nel ventesimo secolo da quelli dei secoli prima di Cristo, a chi importa se qualcuno uccide o viene ucciso? Al lettore - risponde - se i personaggi della storia sono convincenti.”

9. mondo reale/mondo narrato: c'è distanza tra questi due poli? nel giallo, a seconda degli autori, la distanza è più o meno grande...ma l'importante è che tra i due poli scocchi la scintilla e si accenda una fredda luce artificiale sulla partita: quella che si gioca tra i delitti del mondo reale e i racconti dei delitti nel mondo narrato. E il racconto dei delitti si iscrive in quella pratica narrativa che opera costantemente nelle relazioni tra gli uomini. “La narrativa è una delle grandi categorie o sistemi di comprensione a cui ricorriamo nei nostri negoziati con il reale - dice Peter Brooks nella sua Prefazione a Trame - e in particolare con i problemi della temporalità i condizionamenti che l'uomo subisce da parte del tempo, la sua coscienza di esistere solo entro i limiti precisi fissati dalla morte. E le trame sono le principali forze ordinatrici di quei significati che cerchiamo, attraverso una vera e propria battaglia, di strappare al tempo.”

10. verità/menzogna: una partita vera e dura, direi di parteggiare per il primo giocatore, con moderata convinzione... E non solo per un problema tutt'altro che trascurabile di ethos ma anche perchè questa partita è iscritta nello statuto del racconto poliziesco: che eventi e personaggi non sono mai come appaiono. Da qui la necessità della doppia detection dell'investigatore e del lettore di strappare il sipario delle apparenze spesso messe in atto da un potere: quello criminale, quello del più forte o dal Potere tout court. Uno statuto che ha avuto il non piccolo merito di farci capire che le verità apparenti e conclamate ingannano e che la propensione del Potere tende ad aumentare in maniera esponenziale il livello di menzogna sopportabile. Una partita difficile da vincere, cerchiamo almeno di pareggiarla.

11. Shahrazade/Sultano: la coppia de Le mille e una notte, come modello del potere generativo delle storie: la forza e la necessità della Narrazione oppone alla Morte, impersonata dal Potere, il gioco della trama infinita che intreccia le nostre storie vere con quelle inventate. Perchè mai come in questi anni la vita comune sembra svolgersi nel mondo del thriller. Come cittadini e come lettori, quindi come produttori di storie, siamo partecipi di una stessa condizione, siamo alle prese con una realtà che, appena scortecciata dalla sua patina di normalità, nasconde intrighi e trame che ci possono cambiare la vita e che possono perfino distruggerla, mentre viaggiamo tranquilli lungo il suo corso. Come nelle favole, come ne Le mille e una notte, anche nelle storie poliziesche il pericolo, la sospensione, la morte ci accompagnano durante tutto il racconto.

In altri termini delitto, indizi, investigazione, scoperta del colpevole sono elementi tutti che partecipano ad una sorte di fable convenue, un patto tra scrittore e lettori ed ancor più tra genere e fans, la cui caratteristica fondamentale, oltre la convenzionalità della trama e la sussistenza di regole del gioco (potete leggervele tutte in Teoria e pratica del giallo), sta nel ruolo del destinatario della comunicazione letteraria quale elemento attivo della narrazione.

Perchè il lettore rispetta un tale patto? Quali ne sono i reali significati?
Una prima risposta semplice si ritrova nella condizione ontologica del lettore, che deve tendere ad essere, secondo Novalis, l'autore ampliato e a fare del libro ciò che vuole.

Questo è particolarmente agevole nel romanzo poliziesco, poiché la sua stessa convenzionalità pone solo il problema della pre-conoscenza delle regole, poiché il rapporto instaurato chiede poco al lettore e gli restituisce molto, lo pone con semplicità sullo stesso piano di chi scrive, gli consente una perfetta fruizione del testo.

Quanto ai reali significati di questa fable convenue che è il romanzo poliziesco - parliamo di significati, al plurale, come d'obbligo in casi come questi, in cui le intenzioni degli autori si coniugano attivamente con i desideri dei lettori - c'è da dire che il primo significato è certamente nell'aspirazione a vedere ricomposte regole sociali violate.

E' l'intelligenza al servizio del vivere civile che riesce a sconfiggere la barbarie della compromissione nei delitti. Nel delitto, l'omicidio, che tutti li ricomprende.

Non sempre nella realtà il gioco riesce, come ormai ci ammoniscono i gialli moderni.

Poi c'è la scoperta del colpevole, dell'origine del male, della morale o dell'assenza di morale : in questa prospettiva, il giallo ha la funzione di mimare un concetto etico, la giustizia, e di offrire nel contesto di una narrazione eccessiva un'idea di rivincita e di ripagamento.

Con questo tipo di narrazione popolare il problema della morte, o almeno della morte violenta, viene rinchiuso nella gabbia di un gioco tra autore e lettore, in un contesto spesso improbabile ed eccessivo, e così facendo viene allontanato da noi, o esorcizzato e ricondotto a termini di razionale, quanto illusoria comprensibilità.

Ma è questa una caratteristica tipica del racconto poliziesco? O non piuttosto un tratto comune di quell?nfinito narrativo che avvolge le nostre vite di lettori-spettatori-ascoltatori?

E non ditemi ora che la dodicesima coppia è bene/male perchè ormai, almeno nei noir, la loro identificazione è incerta.

Il giallo per ragazzi invece rientra nell'alveo della tradizione del genere, con un'importante deviazione che tenta di avvicinarlo al romanzo di formazione. Emilio, nota Fernando Rotondo, cresce nell'avventura poliziesca di Kastner Emilio e i detectve e alla fine della storia non è più il ragazzino del primo capitolo.

Il soffio giallo in questi libri dall'antico La teleferica misteriosa di Pessina al moderno Alex Rider agente segreto di Horowitz è comunque sempre dato dalla ricerca della verità e da un'azione che riesce avventurosamente a ristabilire l'ordine violato. I giovani lettori che, forse a dispetto di tutto, stanno aumentando, apprezzano questo soffio di giustizia.

Andiamogli avanti.
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