C’è bisogno di un altro libro che, come una torcia da detective, spari una luce giallognola sulla narrativa poliziesca, sulla sua storia, sulla sua struttura e che, addirittura, induca il lettore a farsi giallista?
Sì, perché il giallo dopo più di un secolo e mezzo di vita, è diventato pervasivo di tutto ciò che ci circonda: al cinema, in TV, nella vita di ognuno di noi, in politica, nella finanza, in letteratura e su internet. ... e non ci basta più esser sorpresi, essere surclassati dalla bravura di Agata Christie, vogliamo diventare detective! Sia pure sotto lo sguardo stralunato che, dalla nostra copertina, ci lancia Buster Keaton: uno sguardo, un personaggio «che resta inafferrabile dai tentacoli delle masse – secondo Quentin Tarantino – e alla fine vince perché, nella dimensione predatoria in cui viviamo, non è il pugno a far male, bensì il colpo di genio fuori norma».
Forse è anche un po’ merito del giallo, e della sua non proprio breve storia, se sentiamo questa singolare esigenza di protagonismo in contrasto alla quotidianità dell’indifferenza. Forse è anche un po’ merito del giallo se abbiamo capito che le cose non sono mai come appaiono e che la propensione di chi comanda tende ad aumentare il livello di menzogna in maniera esponenziale.
(dalla presentazione degli autori)
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2009, Edizioni Conoscenza
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