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Innocente per forza
La prima parte di questo racconto è tratta dal romanzo "Ladri e guardie" di Calcerano e Fiori. Il co-autore non me ne vorrà se ho operato questo piccolo furto, in fondo è un modo per incuriosire il lettore del racconto verso l'opera principale.
La palla colpì con forza quella avversaria e si fermò. L'altra schizzò via, batté sulla sponda e toccò il pallino.

Il barista si decise ad appoggiare il vassoio di metallo sull'angolo del biliardo e avvicinò il bicchiere della ferrochina al giocatore che aveva appena tirato. Sull'altra sponda un gigante si era ripiegato in avanti e studiava la traiettoria.

«E' questo il difetto tuo... ti manca la teoria, è inutile che guardi tanto. In una posizione del genere ci sono solo due possibilità. Siccome tu sei scarso ce n'hai soltanto una...»

I1 gigante grugnì e sollevò la stecca.

«...anche sul biliardo qualunque cosa serva di sapere c'è un libro che te lo dice. Basta trovarlo».

Un uomo alto, magro, con le tempie brizzolate, soffiò sul fiammifero acceso che teneva fra le dita e si accostò al gigante.

«Beviti la tua grappa che te lo faccio io il tiro. La terza possibilità!», disse fissando l'uomo basso che beveva la ferro china. Afferrò la stecca e poggiò la punta contro il muro, ruotandola con forza.

«Perché poi non usi il gesso come tutti, non lo capirò mai! Hai riempito di buchi l'intonaco di questa sala e tutti i ragazzetti del quartiere, per scena, fanno come te. Daje e daje tra un po' sbuchiamo dall'altra parte del muro, nella gioielleria. Così ci arrestano e ci mettiamo l'anima in pace».

Lo smilzo fece ruotare ancora il girello della stecca nell'intonaco e lo controllò. Tolse dal bicchiere di whisky la fettina di limone e l'appoggiò sulla sponda del tavolo, bevve una lunga sorsata: «Accidenti se brucia!…”

Avanzò un poco il piede sinistro e impugnò con dolcezza la stecca ponendo la mano destra a circa tre quarti dalla punta. Alzò la stecca perpendicolare al panno verde e fece scorrere la punta tra l'indice e il medio, tenendola vicinissima alla palla centrale. Poi colpì.

I1 cameriere e i giocatori del biliardo vicino applaudirono.

«Ragazzo, portati via 'sto cabarè, che qui si gioca di soldi», ordinò seccato l'uomo della ferrochina.

Sulla porta della sala biliardi il barista incrociò il padrone.

«Sgombra la saletta privée, stanno arrivando Acqua Tonica e Gazzosa con Vino».

«Preparo per due la saletta?»

«Per cinque. Come ieri. Avverti Ferrochina, Whisky con fettina di limone e Grappa che è tutto pronto».

Al centro del ripostiglio su una cassa rovesciata c'erano cinque bicchieri vuoti.

«Insomma a me sembra possibile; il fatto che non l'abbia tentato nessuno», disse lo Scrittore che aveva bevuto la seconda ferrochina, «significa soltanto che giocheremo sulla sorpresa, come direbbe von Clausewitz». Si chinò a raccogliere da terra la fettina di limone.

«Papà!», fece il ragazzo dell'Acqua Tonica, grattandosi i ricci dietro la nuca, «per me non funzionerà, ve l'ho detto pure ieri. Io lunedì ve do 'na mano solo perché m'hai promesso de famme riparà er vespone. Dopo però v'arrangiate da soli, ché già me dispiacerà quando in galera ce finirete voi...»

Il barista entrò, sollevò una cassa di Coca Cola e tirò fuori una bottiglia di spuma.

«È inutile rifare la stessa discussione di ieri», tagliò corto Gazzosa con Vino, «intanto pensiamo a lunedì e poi procediamo passo dopo passo. Se già all'inizio ci rendiamo conto che è troppo rischioso, facciamo a tempo a tirarci indietro».

L'uomo con i capelli brizzolati accese un fiammifero e lo avvicinò al mucchietto di carta nel portacenere. «Hai messo bene a fuoco la questione, Cinese, c'è tutta una fase preliminare da concludere».

«Non sono cinese», lo interruppe Gazzosa con Vino.

Lo Scrittore lo zittì. Il barista era entrato di nuovo trascinando una cesta di cartoni di latte, aprì la porta del grosso frigorifero di legno e li sistemò dentro.

I cinque in silenzio seguirono tutti i suoi movimenti.

«Riepiloghiamo», ricominciò lo Scrittore appena il ragazzo fu uscito, «tu con la vespa li affianchi sul lato sinistro e li blocchi quasi alla fine del ponte».

«Il vespone è rotto, ricordati, mi hai promesso...»

«Per lunedì sarà pronto! Possibile che mi devi sempre interrompere. Poi tu che sei bello grosso e intimidisci, e il Cinese che fa impressione, li fate scendere dal furgone e prendete la guida».

«Non so' cinese...»

«Intanto noi due che seguivamo in macchina, carichiamo gli autisti e ce li spupazziamo per tutto il pomeriggio fino alla sera».

Il ragazzo del bar aprì la porta. Guardò al centro del tavolo il portacenere con la carta bruciata e fece una smorfia, poi s'avvicinò a una fila di cassette di birra.

Il Piromane posò il bicchiere di wisky con la fettina di limone, si alzò e gli andò dietro le spalle.

«Senti, garçon, ci hai presente che significa privée, o vuoi una ripassata di francese?»

«E già perché se voi qua dentro ve chiudete le mezze giornate a fa' i fochi nei portaceneri, o lascio er latte de fori e smetto de lavorà?!»

Grappa, il Ladro, si sollevò dalla cassa dov'era seduto; la testa sfiorava quasi il soffitto.

«Va be', va be' ho capito me ne vado, ciavete i segreti», brontolò il ragazzo uscendo.

«Dov'eravamo rimasti?», riprese lo Scrittore. «Ah, gli autisti! Il furgone fino a mezzanotte lo tenete laggiù. Poi riunione di tutti sul retro del villino del Commissariato, scarichiamo, rimettiamo quelli sul furgone e li abbandoniamo in aperta campagna».

«E con questo», commentò il Piromane, «finisce la fase uno».

«Ma dopo io che parte farò?», domandò Gazzosa con Vino.

«Dopo tu non poi fa' più niente, perché sei cinese»

«Non so' cinese».

«E che sei?»

«So' vietnamita»

Fase uno
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