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Innocente per forza
Fase tre
L'auto guidata dal Ladro, imboccò Viale Regina Margherita.

A destra una fila di lampioni erano spenti.

“Accendi gli abbaglianti ormai siamo vicini” comandò il Piromane «Sei sicuro che quel tuo amico strano dell'obitorio non ci farà difficoltà?»

«Stai tranquillo, l'ho richiamato due volte.”

Il Piromane guardò il Ladro eccessivamente concentrato nella guida

“Sei meno euforico di questa mattina, cos’hai?”

“Sai ti debbo confessare una cosa, nell’emozione di interpretare il ruolo del poliziotto non avevo considerato il fatto che all’obitorio ci possa veramente essere il cadavere del marito della Folgheraiter.”

“E con ciò? - sorrise il Piromane - diremo alla signora che bisognerà attendere gli esiti dell’autopsia per sapere esattamente di che cosa è morto il marito, cosa tra l’altro, vera e che il medico legale ce li comunicherà prima possibile, cosa certamente falsa. Naturalmente invece tarderanno ad arrivare e noi nel frattempo avremo completato il nostro piano.”

Il Ladro si sentì sollevato, il Piromane non era entrato nella parte del commissario Justerini, era rimasto se stesso e infatti proseguì.

“Se invece il cadavere non c’è, le diremo che dobbiamo approfondire le indagini per ritrovarlo , lunghe e laboriose indagini... che non faremo a tempo a concludere.”

“Siamo arrivati ma lui non c’è, è qui che avevamo appuntamento ?”

Il Ladro parcheggiò la macchina e spense il motore “Le ho detto davanti al cancello d’ingresso dell’Istituto di Medicina Legale, ma è normale, le donne sono sempre in ritardo.”

«Certo non avevamo molta scelta, - riflettè il Piromane - ma veramente ci possiamo fidare di questo Dolcestoria?»

«Alfredo è stato in cella con me per due anni, prima che arrivassi tu. Ti ricordi che te ne ho parlato»

«Ah, ho capito! Quella checca, scusa, quell'omosessuale, tutto storto, che faceva il romantico».

«Sì, senza una storia, possibilmente dolce, non andava mai con nessuno, neanche in prigione. Ma eccolo là che ci aspetta».

Dolcestoria richiuse il cancello e arrancò di sbieco verso di loro. I1 Piromane si fermò a guardarlo.

Procedeva slanciando in avanti il ginocchio destro e appoggiando poi il piede completamente sversato all'infuori. Gamba e braccio sinistro venivano trascinati da un unico movimento impresso da una torsione del busto ingobbito. Dopo due passi si fermò, ansimò sibilando e riprese la sua andatura scuotendo la testa.

Man mano che avanzava verso la luce tenue dell'ingresso si intravedeva un volto dai lineamenti fini, con un'espressione profondamente malinconica.

Li guardò, ansimò e sibilò: «Avete fatto presto», li accolse, «come ti va, Ladro?»

«Così così, Alfredo, stiamo cercando, con questo amico mio, di fare un colpo, e siamo inciampati forse in un morto».

« C’è una storia tra di voi?»

Il Ladro arrossì.

“Dovresti saperlo”, sorrise il Piromane, “che il nostro amico qui non è praticante. E poi la nostra è un'altra storia. E te l’ha appena raccontata, sia pure per sommi capi.”

In quel momento si sentì il ronzio di un motorino avvicinarsi e comparve la Folgheraiter con la gonna rialzata dal vento.

“Scusate il ritardo- urlò da lontano- metto la catena e sono da voi.”

La sala era fiocamente illuminata e gelida. Le celle frigorifere sulla parete di destra erano state tutte richiuse all'infuori di due. Dolcestoria si sedette ad un tavolinetto metallico e sfogliò nervosamente i documenti di carico.

“Per telefono mi avete detto che si chiama Uberto Folgheraiter, ma il nome molte volte non vuol dire niente...e comunque qui non c’è nessuno con quel nome - sibilò Dolcestoria - Dovremo vedere se è possibile una identificazione.”

“Sono venuta per questo.”

“Spiega alla signora - tagliò corto il Piromane- come funziona l’ufficio.”

«Vede», riprese Dolcestoria, «per ogni cadavere che entra all’obitorio viene compilato un documento di accompagno contenente: origine del cadavere, ospedale o commissariato in genere che richiedono l'internamento, esami necroscopici da effettuare e la scheda statistica. Noi controlliamo che la pratica sia completa e prendiamo in carico le salme. Poi vengono i medici, danno un'occhiata alle carte ed eseguono le autopsie. Alla fine compilano il referto che restituiscono all'amministrazione. Referto e documento di carico iniziale devono essere inviati in copia all'autorità richiedente».

«Quindi - scherzò il Piromane- se un cadavere entra col documento di carico falso, qui gli fanno tutta la lavorazione ugualmente. Tu alla fine fai sparire la pratica, referto vero compreso, e il cadavere non è mai entrato e non è mai uscito».

Dolcestoria fece una smorfia, il Ladro ,intanto, stava sfogliando un registro nero che aveva trovato sulla scrivania .

« Tieni un diario?»

«Sì, come le giovinette, l'ho chiamato Quaderni dall’obitorio, ma ti prego, richiudilo, ci sono pensieri, riflessioni e qualche annotazione sul lavoro qua dentro».

« Quaderni dall'obitorio!?», sorrise la Folgheraiter.

«Certo», tentò di raddrizzarsi il gobbo, «solo da un obitorio si vede chiaramente quanto sono vani ed inutili i tentativi di contrastare la morte, di combatterla. E quanto ridicoli siano i medici dei vivi. Se la morte è il fatto più importante della vita, è perché la sovrasta. E l'unica etica possibile è un'etica della morte in quanto questa racchiude e comprende il significato della vita. L'unico sforzo veramente utile è quello che fanno i miei medici, i medici della morte: conoscerla, analizzarla, psicanalizzarla».

«Dimmi come e perché sei morto e ti dirò chi sei stato», commentò il Piromane.

“A proposito, bella signora, com’era in vita suo marito?”

“Che posso dirvi - si passò una mano su una tempia e lo sguardo divenne più intenso - è sempre stato un uomo assente, che inseguiva i suoi pensieri e le sue fantasie. Sembrava sempre che volesse occupare meno spazio fisico possibile, la sua mente era altrove e quindi anche il suo corpo avrebbe voluto seguirla.”

“E lei in molti anni di convivenza non ha capito dov’era quest’altrove?” chiese il Piromane interessato.

“Si e no, certo nei luoghi e nelle storie dei suoi fumetti...”

“Leggeva fumetti?” l’interruppe il Ladro.

“Li scriveva, era uno sceneggiatore apprezzato di storie metropolitane che danno il nome al suo personaggio principale Alan Key.”

“Li conosco- sbottò Dolcestoria, sono fumetti bellissimi, un personaggio disarmato, come Pecos Bill, alle prese con un mondo crudele. Un eroe positivo che riesce a farsi credere...”

“Che cosa?” chiese il Piromane

“Quello che vuole” spiegò la Folgheraiter “Alan Key riesce a farsi credere ladro tra i ladri, poliziotto tra i poliziotti, giornalista in una televisione privata, manager in una azienda. Ha una capacità di infiltrazione completa, come le spie, un camaleonte, uno zelig che utilizza i suoi poteri per far trionfare il bene.”

“E Uberto - azzardò il Piromane - che cosa riusciva a farle credere?”

“Uberto non era come il suo personaggio, e non riusciva a far credere nulla. L’ho detto era assente ed era vivo, un uomo che ha tenuto in ombra molti aspetti della sua personalità, per esempio i rapporti con la sorella, la passione per la sua orrenda cucina. Anche come padre, abbiamo una bambina di otto anni è sfuggito alle sue responsabilità.”

“Uno a cui piaceva evadere, insomma - sintetizzò il Ladro - ma adesso vogliamo dare un’occhiata a quello che Dolcestoria ha in frigorifero, per noi?”

La visita alle celle della Morgue non fu proprio una passeggiata, ma la Folgheraiter si dimostrò forte e sicura, sicura nel non riconoscere in nessuno di quei corpi il cadavere del marito.

Esitò un attimo di fronte all’ultima cella aperta, ma poi scosse la testa.

“Signora mi scusi - avanzò verso di lei contorcendo la gamba Dolcestoria – presumo, dalla sua esitazione, che suo marito somigli a questo cadavere.”

“Si, vagamente.”

“Se lei mi lasciasse una foto potrebbe essere utile.”

“A che cosa?” si allarmò il Piromane.

“Se viene un cadavere che gli somiglia vi potrei avvertire subito... e se non viene la terrei per il mio diario, perché, vede signora, quella di suo marito potrebbe essere il ritratto interessante di un non - cadavere, cioè di un uomo che è evaso dalla vita, ma anche dalla morte.”

Fase… ormai le fasi sono saltate
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