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Innocente per forza
Ultima fase
Il Piromane avvertiva che un cerchio si stava stringendo intorno alla nostra impresa: il senso di colpa della Folgheraiter, il senso della proprietà di Pacchiarotti ci potevano prima o poi assediare. Ci ribadì, non certo nelle vesti di nostro commissario, che dovevamo per forza dimostrare l’innocenza della bella signora. La cosa, tra l’altro, avrebbe fatto un buon effetto anche su Pacchiarotti, e comunque poteva giocare sul fatto che in quella fiera dei non che avevamo messo in scena - nel commissariato dei non-poliziotti che non volevano arrestare una non-assassina - dopotutto il signor Uberto era un non-cadavere.

E così ci convocò tutti nello stanzone, il Piromane dico, non proprio nello stile di Nero Wolf quando fa radunare da Archie Goodwin i vari detectives con Saul Panzer, ma alla sua maniera.

- La casa brucia! E noi che siamo appena entrati, già dovremmo uscire.

Il Ladro si agitò sulla seconda sedia dove aveva trovato posto.

“A meno che...” Mandrake s’interruppe godendosi l’effetto delle sue parole.

“A meno che?” chiesero irritati tutti tranne il commissario che arrotolava dei tubicini di carta della lunghezza dei biglietti del tram.

“A meno che noi non ritroviamo Uberto Folgheraiter, dimostrando in un solo colpo - continuò Justerini - l’innocenza della moglie e l’autenticità dei nostri ruoli.”

“Facile! - esplose il maresciallo Frassineti - Usciamo per strada troviamo un finto Uberto, la moglie se la beve e anche Pippetto è contento.”

Il Piromane fece scattare un paio di volte l’accendino e poi guardò l’amico.

“Non così, noi lo ritroviamo davvero.”

“Facile! - esplose il brigadiere Pedersolo - usciamo per strada, cominciamo a fare accurate indagini, andiamo a casa della signora, chiamiamo la Scientifica, facciamo rilevare tutto il materiale che ci interessa, e alla fine di una lunga ed estenuante investigazione mettiamo le mani sul fedifrago, che magari, nel frattempo, ha messo su qualche chilo.”

Justerini lo incenerì con lo sguardo.

“I dati per l’investigazione sono tutti qui, non c’è bisogno di agitarsi come delle checc... come topi in trappola - si corresse.

“I dati sono tutti qui?” S’interessò il Cinese scendendo dalla scrivania dove si era seduto.

Il commissario Justerini allineò i tubicini di carta ai bordi del posacenere “Si uno a uno: cominciamo dalla strana visita del padrone di casa. Il macellaio non ci ha detto per quale motivo ha traversato Roma, da Trastevere a Serpentara per venire a vedere il suo vecchio e disabitato villino, non certo per vedere noi, perché non può aver saputo da nessuno del nostro piano.”

“E allora perché ?”

“Per vedere se il suo amico Uberto, scomparso nei pascoli del cielo, proprio come Pecos Bill, non avesse per caso fatto una tappa intermedia in questa cadente casa di periferia.”

Justerini fece scattare lo zippo e accese il primo rotolino di carta.

“E’ stato evasivo su alcune domande che gli ho fatto sulla scomparsa dell’amico, e allora ho pensato che o sapeva dov’era o lo stava cercando anche lui... ma veniamo ora alla lettera non-anonima...”

- La fiera dei NON! - lo interruppe il maresciallo Frassineti.

Il commissario lo ignorò e accese un altro tubicino “Ci dice molto più del suo autore di una lettera firmata: anzitutto è scritta bene e a mano, sia pure con la sinistra, quindi o non ha paura del fatto che in futuro gli possa essere attribuita, o non ha a disposizione forbici e giornali.”

“O tutte e due le cose insieme” arguì Mandrake

“Certo, ma la cosa più importante - proseguì Justerini incendiando il terzo tubicino - è il risultato che vuole ottenere attraverso la minaccia di avvisare la banca: quello di farci sloggiare immediatamente da qui!

E allora proviamo a mettere in linea i dati che abbiamo - così dicendo pescò dal posacenere i tubicini di carta rimasti, li allineò sulla scrivania e riprese -

primo: non ci denuncia direttamente alla Polizia, come avrebbe fatto qualsiasi cittadino, ma minaccia di dirlo alla Banca che vogliamo rapinare;

secondo: ci lascia un minimo di tempo per andar via, dopo di che probabilmente non avrà più alcun interesse per le nostre persone;

terzo: ha capito che non siamo dei veri poliziotti, ma non ha ancora capito chi realmente siamo; ha ancora bisogno di collegare bene nella sua testa tutti gli indizi che noi stiamo disseminando;

quarto: si firma Pecos Bill, un personaggio scomparso, né morto né vivo...

“Proprio come Uberto Folgheraiter!” precisò il maresciallo Frassineti.

Improvvisamente il Cinese zittì tutti “Non avete sentito?”

Il piromane raccolse tutti i tubicini di carta, li buttò nel posacenere e li accese “Topi in cantina?”

“No lo scricchiolio che ho sentito prima - precisò il Cinese - non poteva essere provocato dal peso dei topi, piuttosto...”

Il piromane si alzò mentre la carta ancora bruciava sulla scrivania. “Piuttosto dal signor Uberto che ora aprirà quella porta.”

Gli occhi di tutti si voltarono verso la porta in fondo allo stanzone: nel riquadro era già apparso un uomo di bell’aspetto, il viso tirato, con la barba di qualche giorno, indossava jeans e camicia stropicciata. Si passò la mano sui capelli nel tentativo di darsi un aspetto meno trasandato. “Sono venuto a costituirmi” disse, li guardò e poi sbottò in una risata nervosa e imbarazzata.

“Non qui, noi non siamo poliziotti” lo fronteggiò Justerini.

“Anche se siamo egualmente agenti!” Dichiarò, con lo stupore di tutti, il maresciallo Frassineti.

Uberto Folgheraiter si accasciò su una sedia e chiese “Avete niente da mangiare? Da quando voi siete entrati qui, non mi sono mai potuto muovere, nel villino è rimasto sempre qualcuno, e non avevo niente da mettere sotto i denti.”

Mandrake aprì una cassettiera e tirò fuori una confezione di formaggini.

“Cose buone dal Supermarket, ma come ha fatto a resistere.”

“Man mano che le ore di digiuno passavano mi sentivo sempre meglio, evidentemente il mio organismo si stava disintossicando dai veleni che mi ha somministrato mia moglie...ma voi che intenzioni avete ora che mi avete scoperto?”

“La lasceremo andare.” dichiararono all’unisono il Piromane e lo Scrittore.

“Sua moglie è innocente, lei non è colpevole, noi non siamo poliziotti.” disse Justerini dopo un’occhiata d’intesa con Frassineti.

L’uomo scartò un formaggino e lo buttò giù senza quasi masticarlo, poi ne scartò un altro “E non temete che io vada alla Polizia a raccontare tutto quello che ho sentito dalla cantina?”

“In Questura sanno già tutto - affermò Frassineti col migliore dei suoi sorrisi - vede, gentile signore, le capita, anzi dovrei dire, le è capitato di essere involontario testimone di un’operazione coperta del Dipartimento Investigativo Antimafia: noi cinque, come si sarà certo reso conto, siamo il fior fiore delle patrie galere, in tema di camuffamento, occultamento, mascheramento, ma soprattutto, e questo non può saperlo, di scassinamento di caveau delle banche. Il nostro gruppo riunisce - si eccitò lo Scrittore - le capacità tecnologiche orientali, gli eccessi della brutalità - il Ladro ci mancò poco che arrossì - e una congerie di talenti capaci di mettere a ferro e fuoco ogni zona di intervento.”

Uberto Folgheraiter era rimasto con la stagnola del formaggino a mezz’aria “E perché la D.I.A. vi avrebbe affidato il compito di scassinare una banca?”

“E un’operazione coperta dal più impenetrabile segreto” s’affrettò a dire Pedersolo.

“E infatti noi non glielo diremo” aggiunse il Piromane.

“Anche perché - concluse Frassineti - non ce ne sarà bisogno: l’autore di Alan Key ha certo già capito tutto da solo.”

L’uomo posò la stagnola nel portacenere con i resti di carta bruciata e azzardò “Si tratta di una banca che lava denaro della mafia?.”

“Non solo” alzò la posta Mandrake.

“Che nasconde nel caveau documenti e contratti della mafia?”

“Non solo.”

“Che funziona da porto, d’arrivo e di partenza del traffico di droga?”

“Ora basta - urlò il Piromane - si rende conto che noi siamo nella terra di nessuno tra il Bene e il Male e se non continuiamo a percorrerla con attenzione, possiamo venire schiacciati dall’uno o dall’altra parte?”

Nessuno notò l’enigmaticità del suo dire.

Uberto Folgheraiter era visibilmente compreso della straordinarietà della situazione in cui la sorte lo aveva fatto trovare, una situazione che richiamava vagamente le storie di Alan Key .

“Non dovete dir questo, le forze del Bene sapranno, come hanno saputo riconoscere i vostri talenti, capire il vostro coraggio...”

“Una sola smagliatura nel nostro piano - lo interruppe lo Scrittore - e saremmo morti. E lei signor Uberto, al momento, è la nostra smagliatura.

“Dovete avere una completa fiducia in me! “Garantì l’uomo in maniera convinta.

“Credo per due motivi” intervenne Justerini sedendosi di nuovo dietro la scrivania mentre fissava Mandrake.

“Il primo - iniziò il suo assolo il ragazzo - è che l’autore di un personaggio come Alan Key è il più adatto a comprendere la maggiore complessità, la bellezza e l’utilità dei giochi del sembrare rispetto a quelli dell’essere…”

“Il tutto a fin di bene” s’affrettò a concludere il Cinese.

“E il secondo motivo - riprese il Piromane - l’abbiamo accennato prima è che lei non è del tutto colpevole, ma un po’ colpevole lo è veramente.

Il maresciallo Frassineti riuscì a stento a frenare il suo entusiasmo “Lei conosceva la sensibilità e la gentilezza d’animo di sua moglie meglio di chiunque altro e avrà ben immaginato che, con la sua scomparsa, Elga avrebbe avuto dei terribili rimorsi che l’avrebbero portata ad autoaccusarsi in Commissariato di Pubblica Sicurezza.”

Uberto guardò in terra “Mi propinava da anni schifezze immangiabili: prima eccedendo in culture biologiche, poi eccedendo in culture agro-industriali. Volevo metterle paura, tanto sapevo che nessuno le avrebbe creduto.”

“E’ qui che lei mente! - Scattò il Piromane - La polizia vera le avrebbe creduto, l’avrebbe “scoperta” colpevole, almeno fino a quando lei non si fosse rifatto vivo... semmai si fosse rifatto vivo, se non aveva in mente di scomparire nei pascoli dei cieli come Pecos Bill.”

“Mi state dicendo che potreste farmi arrestare per quello che ho fatto?”

“Pensa veramente - s’inserì il Piromane - che intendiamo ricattare e far sbattere in galera un uomo che con raggiri e artifici ha istigato sua moglie all’omicidio, con la conseguenza di tramutare la colpevole in vittima? Potremmo mai far questo a un uomo che ha giurato di voler far scomparire dalla sua memoria gli ultimi tre giorni della sua vita?”

“Ma non lo ha ancora giurato” notò Mandrake facendosi avanti.

“Lo giuro solennemente, negli ultimi tre giorni sono stato da solo a lavorare alla sceneggiatura dell’ultima avventura di Alan Key nel mio pied a terre di Montecompatri.”

“Dove si rifugia con sua sorella?” Chiese morbosamente il Ladro.

“Si, perché c’è una vasta zona cucina con il bancone - pranzo vicino ai fornelli...”

“Lasciamo perdere questo aspetto - incalzò Mandrake - riprenda la sua vita di sempre e porti al figlio del macellaio la sua nuova storia...”

“Certo Pippetto è il lettore ideale, per me è come una cartina di tornasole sulla presa che le storie di Alan Key hanno sui ragazzi.”

“E non vorrebbe mai - concluse Mandrake con un po’ di vergogna - che Pippetto sapesse della tela di ragno in cui stava per cadere la signora Fogheraiter...”

All’uomo si piegarono impercettibilmente le ginocchia: questo secondo non-ricatto era ben più pesante del primo! Ad Alan Key non rimaneva che uscire di scena.

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