il Narratore
i Libri
short Stories
brevi Saggi
Note
i Media
Home brevi Saggi
Una scuola a Baker Street?

1. Il lettore e il testo

Per capire il tipo di "utilizzazione" che lo studente può fare del romanzo poliziesco è necessario aprire un ampia parentesi, a margine del discorso, per cercare di analizzare il rapporto, o meglio, il legame che esiste tra lettore e testo nella detective story, in questo particolare genere di fiction.

In tutto il genere, ma specialmente nel poliziesco classico, si può rintracciare facilmente, al di là della varietà, un modulo narrativo costante che costituisce la struttura essenziale del racconto.

Uno schema compositivo che sembra assumere una valenza contrattualistica tra autore e lettore: quest'ultimo risalirà la catena degli indizi che lo scrittore ha puntualmente prefabbricato per arrivare ad una soluzione data ma nascosta, perché anche il lettore è previsto ed inserito in quello stesso schema compositivo, ed anzi ne è elemento essenziale.

Borges, con perfetto senso del paradosso, spinge la valutazione degli effetti di tale inserimento fino ad affermare che il romanzo poliziesco ha creato un particolare tipo di lettore: quando leggiamo un giallo noi tutti siamo un invenzione di Edgar Allan Poe3. Insieme agli altri personaggi del racconto, il lettore è inserito nel contesto di un delitto, di uno strappo nel tessuto dei rapporti sociali al quale si oppone, immediatamente, la riparazione di una attività investigativa.

Il mistero, che è quasi sempre una morte - evento di per sé misterioso - viene svelato per mezzo dell'intelligenza indagatoria, grazie ad un'operazione intellettuale di cui il lettore non è semplice spettatore, ma compartecipe.

L'esame del procedimento logico dell'investigatore nel poliziesco classico e l'analisi di come l'autore ha strutturato la narrazione, disseminandola di informazioni, tracce, segni, concretano una ricostruzione di un ambiente artificiale, cui ci si può avvicinare anche ludicamente, come con il gioco dei blocchi logici, o col materiale strutturato multibase, per accennare allo specifico scolastico.

3 J.L. Borges, Ora I, Roma, Editori Riuniti, 1981, 50. "Il fatto estetico richiede la congiunzione del lettore e del testo e solo allora esiste ( ... ). C'è un tipo di lettore attuale, che è il lettore di romanzi polizieschi. Questo lettore - lo si trova in tutti i paesi del mondo e lo si conta a milioni è stato generato da Edgar AIlan Poe".

Nel poliziesco classico, infatti, occorre sottolinearlo, "il delitto non è un fatto ma un problema, ossia un enunciato mentale-verbale, tanto più eccitante e affascinante quanto più eccentrico, misterioso, quanto più impegnato a negare le leggi della logica quotidiana e convenzionale‚Äù4.

Vedremo come la parentela col più antico enigma si faccia negli epigoni di Pge e Conan Doyle sempre più stretta, poiché "quello che può rispondere soddisfacentemente a un enunciato fantastico-verbale è un altro enunciato fantastico-verbale, di segno opposto ma perfettamente simmetrico al primo, come gli incavi e le prominenze di una chiave corrispondono a quelli di una serratura: la soluzione dell'enigma o mistero, o indovinello, ossia proprio la "chiave", ipotesi nello stesso tempo assolutamente astratta (neanche la soluzione è un fatto) ma irrevocabile ed inequivocabile"s.

Il racconto è il termine medio tra problema (poliziesco) e soluzione in cui la disomogeneità degli elementi, alcuni esposti marcatamente e molto definiti, altri dissimulati ad arte nello sfondo, appena accennati, dà luogo a percorsi logici e interpretativi per definizione plurimi, che abbisognano di una intelligenza selettiva da parte del lettore.

In realtà non esiste narrazione senza sintomi ed indizi, senza la possibilità di una pluralità di fruizioni e letture:

"la gradualità con cui si accede al senso del racconto, il riformularsi costante di tale senso nel procedere delle azioni e nel disvelarsi progressivo dei personaggi, la parzialità dello sguardo del narratore e le sue reticenze fanno sì che un testo non si presènti mai come una superficie semanticamente omogenea"

Per il romanzo poliziesco, però un tale meccanismo assume rilevanza totalizzante, ogni lettore è un po' Watson e deve seguire, (è chiamato ad imitare) Holmes.

Tra la congerie delle tracce e degli indizi che il detective deve selezionare e gli elementi di soluzione nascosti tra i risvolti della narrazione, che il lettore deve identificare, c'è perfetta corrispondenza.

Se la distinzione tradizionale tra segno e sintomo riposa sui caratteri di artificialità (volontari età e convenzionalità) del segno e sulla naturalità (involontarietà e motivazione) del sintomo6,il lettore di gialli è di fronte invece alla simulazione, alla produzione volontaria di sintomi o meglio di segni camuffati da sintomi, ma pur sempre concretanti un sentiero logico ripercorribile.

Il procedimento di lettura del giallo consiste nella trasformazione di sintomi, simulati o meno, in segni.

Come l'investigatore deve adeguarsi al suo avversario, il lettore deve decrittare il messaggio inviatogli dallo scrittore, con di fronte a sé un duplice inganno, quello del colpevole e quello dell'autore.

L'autore ha costruito sul disegno del personaggio colpevole un meccanismo di produzione di sintomi che il lettore tenterà di decifrare con continue decisioni, omologabili a quelle di un vero investigatore, "sapendo che non tutto è rilevante, nella esposizione, già filtrata, del narratore" e che deve separare "il discorso enigmatico e discreto dei sintomi da quello spesso assordante delle evidenze" 7.

Il procedimento mentale del lettore, allora, si presenta come una ideale detection che ha ad oggetto non tanto il delitto quanto il racconto del delitto: ambito in cui del resto autori come Agatha Christie riescono a macchiarsi di ogni bassezza pur di vincere il confronto più importante, quello con l'intelligenza del lettore.

Rispetto ad una reale indagine, il lettore ha un solo vantaggio, che divide col detectivepersonaggio: grazie ai buoni uffici dell'autore non potrà sfuggirgli alcun indizio essenziale. Sarà un indizio enigmatico, solo indirettamente ricostruibile, ma nelle ferree regole è scritto che non può essere taciuto.

Come in un qualunque altro tipo di racconto, il lettore dovrebbe esser messo in condizione di sapere tutto quello che occorre sapere8.

In altre parole, fino a che il giallista sta alle regole - sino ad Agatha Christie, insomma9 è immanente una sfida al lettore, quella sfida che Ellery Queen porterà allo scoperto lacerando la narrazione al punto in cui i dati per la soluzione del mistero ci sono tutti e lanciando, nella doppia veste di personaggio-autore e personaggio-detective, il guanto alla perspicacia di chi legge. Il lettore è chiamato, in fondo a ben vedere, ad inventare una storia, anzi, a reinventare la stessa storia già costruita dallo scrittore.

In altri termini delitto, indizi, investigazione, scoperta del colpevole sono elementi tutti che partecipano ad una sorte di fable convenue, un patto tra scrittore e lettori ed ancor più, tra genere e fan, la cui caratteristica fondamentale, oltre la convenzionalità della trama e la . sussistenza di regole del gioco, sta nel ruolo del destinatario della comunicazione letteraria quale elemento attivo della narrazione.

Perché il lettore rispetta un tale patto? Quali ne sono i reali significati?

Una prima risposta è semplice e si ritrova nella condizione stessa del lettore, che deve tendere ad essere, secondo Novalis1o "l'autore ampliato" e a fare del libro ciò che vuole. "lo dimostro di aver capito uno scrittore solamente quando so agire secondo il suo spirito; quando, senza diminuire la sua individualità, la so tradurre e variamente modificare".

Questo è particolarmente agevole nel romanzo poliziesco, poiché la sua stessa convenzionalità pone solo il problema della pre-conoscenza delle regole, poiché il contratto chiede poco al lettore e gli restituisce molto, lo pone con semplicità sullo stesso piano di chi scrive, gli consente una perfetta fruizione del testo.

Una tale condizione - derivata dai canoni, dai personaggi e dagli stereotipi che il giallo ha saputo creare fin dai suoi albori - è la più adatta a ricreare le accoppiate autor~ modello e lettore modello di echiana memoria.

"L'autore modello - sostiene Eco'pi è una voce che parla affettuosamente ( o improvvisamente, o subdolamente) con noi, che ci vuole al proprio fianco, e questa voce si manifesta come strategia narrativa, come insieme di istruzioni che ci vengono impartite a ogni passo e a cui dobbiamo ubbidire quando decidiamo di comportarci come lettore modello." Il

La voce dell' autore modello Conan Doyle ha manifestato la sua particolare strategia narrativa ai molti appassionati lettori, operando nei confronti di alcuni di loro una vera e propria metamorfosi.

L'opera di sir Arthur presupponeva un lettore modello, conoscitore ed estimatore del canone holmesiano, e dunque anche un lettore empirico particolarmente implicato nella ricostruzione e nella collaborazione del testo. Ma il passaggio finale da lettori empirici ad autori empirici nasce anche dal fascino della riproposizione del canone holmesiano in un contesto narrativo diverso. E così abbiamo portato l'investigatore di Baker Street a Roma nel 188112 nell'intreccio spionistico che l' Italia in quell' epoca stava tessendo sullo scenario europeo.

Questo poliziesco, pensato per la scuola, ci ha permesso di delineare i ruoli di autori e lettori nel pianeta scuola.

Nella narrativa scolastica, infatti, i lettori modello - come è rappresentato nella figura sono due: il professore e lo studente. Due lettori - tipo, dunque, che il testo prevede come collaboratori, se possibile con ruoli diversi e che godono della sola libertà che il testo loro concede.

Per fortuna poi la realtà s'incarica di prendersi gioco di questi ruoli, altrimenti la distinzione rigida di docente e discente limiterebbe ulteriormente la loro libertà di lettori modello nei confronti di un testo che già tende ad imprigionarli, a tutto danno del piacere di leggere un giallo.

Il lettore empirico è lo studente che può, dunque, leggere nei molti modi che derivano dalle sollecitazioni de testo, ma anche dalle sollecitazioni esterne.

Il giovane che apre un romanzo giallo, poiché è già in possesso (per le esperienze televisive almeno) della conoscenza del codice letterario necessario, padroneggia le convenzioni e gli stereotipi del genere; riesce ad assumere con facilità il ruolo del Lettore cui l'Autore si rivolge, se non quello del lettore ideale che avrebbe una perfetta comprensione del testo nella complessità del suo messaggio, certamente il ruolo del lettore empirico che condivide con il giallista , in maniera diversa, il piacere del testo.

Infine - e ne sono un esempio i romanzi e i racconti di Conan Doyle - nei libri scritti in prima persona t'Autore non è l'io narrante, la voce che narra: questo gli permette maggiore distanza dal testo e libertà di manovrare la trama.

Nè ha impedito che la voce dell' Autore modello, Conan Doyle, manifestasse la sua strategia narrativa non soltanto ai lettori - modello Calcerano e Fiori, e ai tanti epigoni che ci sono stati in questi anni, ma anche agli autori empirici C. e F.

Un esercizio questo, anche nel senso didattico del termine che indica il 221 di Baker Street come il possibile indirizzo di una scuola di narrativa.

Segue: Il poliziesco e l'educazione scientifica: dal positivismo ad Agatha Christie

Note

4. G. Gramigna, Post-fazione a E.C. Bentley, La vedova del mdiardario, Milano, Mondadori, 1976, 228.

5. Gramigna, cit. ibidem.

6. G.P. Caprettini, Le orme del pensiero ne Il segno dei tre, a cura di U. Eco e T.A. Sebeok, Milano, Bompiani, 1983, 161-162.; cfr. anche A. Marchese, L'officina del racconto, Milano, Mondadori, 1983,49.

7. Caprettini, op. cit., 160.

8. Eco, Apocalittici e integrati, Milano, Bompiani,1964, 201

~ Eco ha sottolineato come lo stesso Holmes "inventi" quando fra i molti percorsi mentali compatibili col Comportamento muto di Watson individua quello effettivamente pensato. Inventa una storia. U. Eco, Corna, Zoccoli, scarpe. Alcune ipotesii su tre tipi di abduzione, in Il , •.• egno dei tre, cit., 256.

9. Ma sulla pretesa slealtà della regina del giallo rimandiamo alla nostra appasssionata ma,speriamo lucida difesa in L.Calcerano G.Fiori, Guida alla lettura di Agatha Christie, Milano, 1990, Mondadori, 50.

10. Novalis, Frammenti, Milano, Rizzoli, 1976, 340-341.

11. U. Eco Sei passeggiate nei boschi narrativi, Bompiani, 1994

12. Calcerano e Fiori Una nuova avventura di Sherlock Holmes, Archimede, 1994

Copyright © 2005-2024 Giuseppe Fiori
Contatti Credits