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A scuola con il giallo
Il poliziesco e l'educazione scientifica

La padronanza del codice letterario è un atout da non sottovalutare perché, facilitando la lettura, estende influssi positivi, nel caso del romanzo poliziesco, ben oltre l'educazione linguistica e l'insegnamento dell'italiano, che nel suo ambito si inserisce.

Tutte le discipline curriculari se correttamente interpretate, osservano i programmi della scuola media, promuovono nello studente comportamenti cognitivi, gli propongono la soluzione di problemi e la produzione di risultati verificabili.

Si tratta anche di creatività, poiché

«creatività non significa vivere nel paese della fantasia, ma affrontare e superare problemi concreti»29.

La costante del romanzo poliziesco, come abbiamo purtroppo detto più volte, è proprio un problema: la gradevole fantasiosa prospettazione di un problema intellettuale, fittiziamente calato nella realtà di personaggi in carne ed ossa. La sua caratteristica immediatamente riconoscibile dipende dal fatto che

«un mistero venga chiarito per opera dell'intelligenza grazie ad un'operazione intellettuale. (...) Poe non voleva che il genere poliziesco fosse un genere realista, voleva che fosse un genere intellettuale, un genere fantastico, se volete, ma un genere fantastico dell'intelligenza, non soltanto dell'immaginazione di entrambe le cose, naturalmente, ma soprattutto dell'intelligenza»30.

Ne deriva la sua potenzialità a:

«sviluppare sia la capacità logica, astrattiva e deduttiva, sia una mentalità scientifica nel modo di affrontare i problemi attraverso un rapporto costruttivo e dinamico con la realtà sostenuto da un complesso di conoscenze iniziali e da adeguati strumenti di formalizzazione del pensiero».

Come richiedono appunto i programmi della scuola media.

Da una parte lo stesso delinearsi sommario dello sviluppo del genere può avviare ad una comprensione delle interazioni tra sapere matematico-scientifico e società umana, tra scienza e letteratura, dall'altra una riflessione sul poliziesco può indurre ad una elementare riflessione sul metodo scientifico.

È facile dimostrare come per la fruizione del romanzo giallo siano necessarie delle abilità che si ricomprendono tra gli obiettivi previsti dai programmi per le scienze matematiche, chimiche, fisiche e naturali e che, guarda caso, sono omologhe di quelle del detective: esaminare situazioni fatti e fenomeni; registrare, ordinare e correlare dati ; porsi problemi e prospettare soluzioni ; verificare le ipotesi formulate ; inquadrare in un medesimo schema logico questioni diverse; considerare criticamente affermazioni e informazioni per arrivare a convinzioni fondate.

Lo svduppo delle capacità logico-formali viene esaltato da una lettura che richiede una partecipazione intellettuale, suscita una capacità intuitiva e conduce gradualmente a verificare la validità delle intuizioni e delle congetture con ragionamenti via via più organizzati. Una lettura che permette attività sia espressivo-creative che fruitivo-critiche, come quella, appunto, del romanzo poliziesco; ciò non avviene per caso, in quanto esiste una relazione tra questo particolare tipo di genere letterario e le discipline scientifiche.

Il poliziesco nacque dal genio di Edgar Allan Poe, proprio come una storia basata sull'applicazione alla risoluzione di problemi criminali di un procedimento logico, razionale, che si giovava dei più recenti risultati delle ricerche scientifiche, ed era un tributo positivista alla supposta capacità della scienza di risolvere tutti i problemi dell'uomo. Sempre Poe applicò alla detection poliziesca ciò che con un neologismo coniato da Horace Walpole, fu definito serendipity, cioè la capacità di fare trovate apparentemente gratuite e geniali in base a dati scarsissimi, quasi insignificanti.

Tale doppia novità - metodo scientifico-razionale e serendipity -, troppo spesso confusa in un'unica caratteristica, permette almeno due itinerari didattici: l'uno genericamente incentrato sull'ideologia del positivismo e sui generali problemi della epistemologia moderna, l'altro più specifico, relativo al particolare modello epistemologico che è alla base del metodo di Sherlock Holmes, metodo che ha inconsueti legami e punti di contatto con la medicina, la storia dell'arte e la psicanalisi.

Segue Dal positivismo ad Agatha Christie

Note
29. W. Kirst, U. Diekmeyer, Come stimolare la capacità creativa, Milano, Garzanti, 1972, 5.

30. Borges, Oral, 54-55.

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