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L'agente in sonno
Davanti al Monacone
Anche oggi non sono venuti a catturarmi. Così ho potuto fare la mia nuotata mattutina a Tragara, ho costeggiato lentamente il Faraglione di Terra, riempiendomi gli occhi dei colori del mare e dell’isola di Capri, fino al punto dove ora mi trovo, davanti allo Scoglio del Monacone.

L’orca assassina è qui che vi aspetta, la sua sorte è segnata stavolta. Sapevo che sarebbe successo, la predatrice è destinata a diventare preda, prima o poi. E ora è arrivato il mio turno, dopotutto ho vissuto come la mia natura richiedeva.

Il mio nome è Maddalena Muttìa e sono una killer professionista; il teatro delle mie imprese è un’area geografica vasta, l’Italia, i Balcani, la Russia; i nuovi collegamenti del crimine organizzato internazionale hanno bisogno di mobilità, efficienza, sadismo.

Ecco perchè quando a queste esigenze risponde una donna, le polizie di quei Paesi ci chiamano “orche assassine”. Mi sono documentata: l’orca è un carnivoro con una particolare predilezione per le foche, i leoni marini, e le altre specie di delfini, pur essendo lei stessa un delfino di grande stazza. Addirittura le balene! Si le orche assassinano con crudeltà i loro simili squartandoli con i loro denti aguzzi o strangolandoli come fanno con le balene. Il loro corpo bianco e nero aderisce a quello della balena fino a chiuderle gli sfiatatoi e a impedirle la respirazione. Ma la preda preferita sono i delfini, i beluga, ecco perchè gli uomini di Mosca hanno sfoderato una macabra ironia etologica scegliendo me, un’orca assassina, per uccidere il loro beluga.

Già, il mio ultimo contratto è stato per uccidere un beluga bianco, l’agente russo denominato “Palla di neve”, l’uomo che metteva in pericolo i loro affari.

Ma un contratto non dice molto, dice solo: chi, dove e quanto.

Chi devi uccidere, dove puoi, probabilmente, trovare la vittima e quanto ci guadagnerai.

Il come, generalmente, è lasciato a te, le orche nel mare squartano e strangolano, io ho usato anche altri mezzi più sofisticati, ma quello che non viene mai detto è, perchè?.

Cioè, la cosa più importante. Senza capire il perchè del mio primo contratto, undici anni fa, mi sono sentita una macchinetta telecomandata nelle mani di un bambino capriccioso: svolta a destra, ora a sinistra, investi un pedone eppoi sbatti contro il muro.

No, non mi bastavano i soldi, tanti soldi: io lo faccio certo per i soldi, ma anche per gusto personale e con la dannata curiosità di ricostruire lo schema complessivo.

Posai il mio libro, in vacanza non mi stanco mai di rileggere Colazione da Tiffany, mi tolsi la cuffia per far respirare al sole i miei ricci neri , presi dal borsone il binocolo e lo puntai verso la grotta del Porto di Tragara, poi con lo sguardo costeggiai le rocce fino a Cala del Fico e a Punta di Massullo.

E’ possibile che invieranno l’uomo che ha ucciso il mio Momo e allora potrò vendicarmi... Arriveranno dal mare o da terra?.

Difficile prevederlo, certo, comunque, che io li avvisterò prima.

Mi girai verso lo scoglio del Monacone, lo guardo sempre anche dalla villa che ho affittato dieci anni fa, proprio qui sopra, sulla salita di Monte Tuoro. Mi rilassa guardare il volo dei gabbiani che preferiscono nidificare sul Monacone anzichè sugli straordinari e vicini Faraglioni. Non ucciderei mai un gabbiano! Anche se il suo verso è sgraziato e contrasta con l’armonia del suo volo planato; con il mio potente binocolo da marina posso guardare i loro occhi assorti nel volo, lontani, capaci di scovare una pezzogna sott’acqua o una lucertola azzurra tra le rocce del Monacone.

E così dopo il mio primo contratto decisi di farlo...di ricostruire il quadro d’insieme, il perchè avevo dovuto eliminare il dirigente di quella finanziaria.

Dovevo capire, dovevo, oltretutto, cercare di prevenire la possibilità di cadere nelle trappole che qualcuno avrebbe predisposto ai miei danni.

Quando tu conosci solo una zona del mosaico, è solo chi conosce il resto che ti tiene per il collo!. Questo mi è stato evidente dopo il primo contratto, mi sono rifugiata nel mio nascondiglio “davanti al Monacone”, il nome della mia villa, e ho cercato di comporre da sola tutto il mosaico in un racconto, partendo da quelle poche tessere che mi forniva il contratto.

Risistemo i pezzi sparsi del racconto che ho realmente vissuto, miglioro narcisisticamente le mie imprese, invento le parti che non conosco e rivivo così con una memoria alterata il mio contratto. Eppoi di contratto in contratto, di racconto in racconto, ho scoperto di avere un secondo talento, quello narrativo!

Mi piace inventare, ricostruire, capire. Ma soprattutto capire! Capisco il perché ! Certo, conoscendo solo una parte del tutto sono obbligata a immaginare anche parti essenziali...però credo di esser sempre riuscita a creare i collegamenti plausibili.

E così è avvenuto anche con il mio ultimo contratto stanotte ho finito di scrivere la ricostruzione, manca solo la scena finale che sarò costretta a prendere dalla realtà quando verranno a catturarmi.

Quando ho finito di scrivere il mio ultimo racconto, il decimo, mi sono detta “Anche se non è andata proprio così - come avrebbe commentato Truman Capote - è in questo modo che la storia sarebbe dovuta andare....”

Peccato essere l’unica vera lettrice di me stessa, dato che gli altri saranno solo poliziotti e giudici.

E allora sento, improvvisamente, l’urgente bisogno di tornare alla villa e di rileggerlo, di riviverlo un’ultima volta, prima che sia troppo tardi.

La sveglia russa
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