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L'agente in sonno
1. La sveglia russa
- Pronto, professor Barbacane?

- Sono io, chi parla?

L'apparecchio s’ ammutoli, poi la voce riprese lentamente con un impercettibile accento slavo - Il nome in codice non le direbbe niente, non può ricordarlo dopo tanto tempo. Diciamo che sono la sua sveglia russa...

- Non credo di capire... a meno che non sia uno scherzo, in ogni caso il nostro colloquio sarebbe più interattivo se mi dicesse il suo nome.

- Certo, mi chiami pure Valodia, se le fa piacere, dato che è il nome dell'agente del KGB che l'ha reclutata a Mosca nel1967...

Mattia Barbacane ebbe un sussulto, guardò il suo studio, i libri alle pareti e la scrivania come per convincersi che proprio nella sua realtà quella voce gli stava parlando; sulla scrivania, guardò il telefono e il disagio aumentò. - ... è sempre li? - domandò la voce.

- Ancora per poco, io non conosco nessun Valodia e tanto meno un agente del KGB.

- Non ho alcuna intenzione, caro professore, di protrarre questa conversazione, lei, se vuole e se ne ha la possibilità la può benissimo registrare. Sento che in questo momento lei è teso e quindi ostile nei miei confronti; nel nostro successivo incontro i nostri rapporti saranno molto più amichevoli... anzi diventeranno fraterni.

Mattia Barbacane raccolse un lapis che gli era caduto prima della telefonata e con la gomma cancellò la frase conclusiva del documento “Nella fase attuale si tratta della classica soluzione in cerca di un problema.”

Il suo cervello stava già richiudendo quella minuscola finestra che le parole dell'uomo avevano aperto - Un incontro con lei? Io credo invece che tutto si esaurirà tra poco quando io con educata ostilità, glielo concedo, appenderò il ricevitore, come si diceva una volta quando gli apparecchi telefonici erano a muro.

- Molti dei nostri lo sono ancora soprattutto nelle hall e nei lunghi corridoi degli alberghi. Nelle stanze no invece, come in tutte le stanze d'albergo del mondo il telefono è vicino al letto. Nella sua stanza all'Oktrabrskaia però non c'era telefono così quella sera dovetti far chiamare Valodia dalla dijurnaia che aveva un apparecchio a muro nel corridoio del 6° piano.

- E cosa le disse Valodia?

- Che lei aveva confermato la sua volontà... anzi il suo desiderio di essere reclutato...

- Lei è pazzo ... o è un ricattatore? forse tutte e due.

Le voglio dire una cosa prima di riattaccare, ricordo a stento di essere stato in URSS negli anni '60. All'epoca facevo l'università e ho girato il mondo che mi interessava, come del resto faccio adesso con i congressi scientifici. Non temo nessun ricatto, perchè la mia coscienza non è gravata da alcun peso... e comunque nessun servizio segreto mi ha fatto mai qualche offerta, nemmeno quello del mio paese. Quindi, provi con qualcun altro e mi lasci in pace, buonasera.

Mattia Barbacane stava per interrompere la comunicazione, ma quel silenzio dall'altra parte lo innervosiva. Si aspettava una reazione scomposta del tipo "Fermo, ho le fotografie, ho i nastri del suo colloquio con Valodia nel '68 e consegnerò tutto al............ se non mi darà........”,

invece niente, l'altro non stava dicendo niente.

- Mi spiace, professore, sono stato troppo diretto e non ho dato tempo alla sua memoria di ritrovarsi. E' come quando ci capita di essere svegliati troppo bruscamente, per qualche istante non riusciamo a connettere. Dopo tutto non poteva che accadere quello che è accaduto, dato che lei professor Barbacane è un agente in sonno - ci fu una pausa, lunga, dopo riprese. - Le lascio il numero 63021, mi chiami quando si sarà svegliato, buonasera.

Il professore rimase un attimo a guardare la sua cornetta e riagganciò anche lui. Tirò indietro la poltroncina e poggiò i piedi sulla scrivania, faceva sempre quel gesto quando voleva vagare disordinatamente con il pensiero. No, non aveva bluffato non ricordava veramente nessun incontro di sapore spionistico né a Mosca, né altrove, ma questo secondo Valodia aveva pronunciato un inizio di frase sintomatico "Dopo tutto non poteva che accadere quello che è accaduto" E già ad un fisico del suo calibro al lavoro da anni nel laboratorio sotterraneo di fisica nucleare del Gran Sasso non poteva che accadere quello che era accaduto cinque minuti fa, e cioè che qualche abile, sconosciuto mestatore fosse andato a scovare nel passato un appiglio per macchinare qualcosa ai suoi danni. Ma si, la cosa più probabile in fondo era proprio che il secondo Valodia avesse truccato una o due carte del mazzo e che ora volesse giocare con lui una partita.

Ma di che partita si trattava?

*****

L'ufficio del maggiore Rapisarda era situato nel secondo livello sotterraneo, al limite dell’area destinata ai parcheggi e al di sopra del livello dei laboratori.

- Professore l'ho fatta chiamare per chiarire definitivamente con lei questa storia. - Rapisarda si lisciò con la mano il cranio rasato con una mossa che gli era abituale - In primo luogo lei nel 1967 era realmente a Mosca in quell'albergo?

- In primo luogo, maggiore, non e questo il punto... il punto è rintracciare la persona che mi ha chiamato e capire dove vuole andare a parare.

Rapisarda si versò una tazza di caffè denso e caldo.

- L'unica traccia che le ha dato di se è il numero telefonico 63021: un rebus senza soluzione. E’ un numero dei castelli romani, esattamente di Monteporzio Catone, ma rintracciarlo non ci è stato di nessuna utilità perché non corrisponde a nessun abbonato.

- Ma il numero è attivo?

- Oh certamente è quello di una cabina telefonica stradale ma ... come spiegarle... appena effettuata la nostra chiamata è stata smistata, probabilmente attraverso un ponte radio su una serie di altre linee. Così mentre per noi è stato impossibile capire dove ci stavano portando, per loro è stato facile rintracciare la nostra chiamata... e non ci hanno concesso la soddisfazione di rispondere.

Il professor Barbacane si alzò dal divano, girò per la stanza con aria visibilmente tesa.

- Maggiore Rapisarda, sia chiaro, all'epoca, forse nel '67 sono stato a Mosca, ho incontrato tanta gente, studenti e professori di fisica naturalmente.

Insieme abbiamo parlato di tante cose, ci siamo scambiati idee sulle cose importanti della vita...... e su quelle piacevoli; si girava la sera nei ristoranti degli alberghi, in qualche casa privata e avrò anche scolato una bottiglia di vodka con qualcuno nella mia stanza d'albergo. - Insomma ho fatto, da giovane, quello che fanno tutti i giovani. - Capisco, quindi non può ricordare se ha incontrato quel certo Valodia, il primo Valodia.

- Misha ,Valodia, Ivan sono nomi comuni in URSS...

- E tuttavia - lo interruppe il maggiore - anche a distanza di così tanto tempo e anche a dispetto di un bicchiere di troppo ci si dovrebbe ricordare di una conversazione così speciale come quella tra una spia del KGB e un futuro fisico.

Il professore si girò di scatto, fissò il quadro di un militare alla parete, voltando le spalle a Rapisarda - Mi accorgo di essermi sbagliato a rivolgermi a lei, ora sono io l'inquisito, devo rispondere io alle sue domande.completamente prive di senso. -Piuttosto - si voltò e stavolta piantò gli occhi in faccia al maggiore - risponda lei a una mia domanda che cos'è un agente in sonno?

Il maggiore Rapisarda capì che doveva dar corda al suo uomo e allentare la presa, aveva gia richiesto il fascicolo del prof. Barbacane e avrete passato la notte a studiarlo minuziosamente, com'era suo costume.

E prima di fare l’interrogatorio decisivo aveva bisogno di conoscere la vita di Barbacane come la sua, né più nè meno. - Le ricordo, professore, che era suo dovere rivolgersi a me, dato il messaggio che ha ricevuto non poteva fare altrimenti. Le concedo tuttavia che se lei fosse realmente un agente in sonno - si portò la mano destra sul cranio rasato e con un leggero scatto si grattò - non sarebbe venuto a raccontarci tutta la telefonata.

- Questo a me sembrava ovvio, sono contento che lei lo ammetta.

- Ciononostante il mio compito ora è di mettere insieme i pezzi di questa storia... Un agente in sonno, mi chiedeva ... in poche parole è uno straniero che viene reclutato da un servizio segreto, perchè simpatizza con quel paese, perchè sente un’ istintiva amicizia per la causa di quel paese. Il servizio segreto appura la genuinità di questi sentimenti e se pensa che quello straniero, un giorno anche lontano potrà tornargli utile, lo recluta, fa una sorta di investimento su di lui, senza nulla chiedergli per tanto tempo. Cosi l’agente sarà come un dormiente, che dovrà essere risvegliato dal bacio del principe.

- Un' immagine favolistica che contrasta con la telefonata di cui le ho parlato.

- E perché? Il bacio non c'è stato ancora... quello che lei ha ricevuto è l'annuncio del bacio. Perchè vede, per tornare alla realtà, l'agente viene svegliato per essere incaricato di una missione, una missione che gli si adatta particolarmente bene dato il suo lavoro, anzi una missione che in definitiva solo lui può svolgere. Se questo accade, significa che il servizio segreto, nel nostro caso il KGB, ha fatto un investimento proficuo, lungimirante, ha investito dieci e ricaverà diecimila.

- Ma, caro maggiore, non dimentichi che non c'è un nostro caso perché io non sono e non sono stato un agente in sonno di nessuna potenza straniera...

- E tuttavia - lo interruppe di nuovo con il suo intercalare preferito - c'è un principe russo che la sta svegliando con un bacio.

Un incontro in montagna, un incontro sotto la montagna
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