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L'agente in sonno
2. Un incontro in montagna, un incontro sotto la montagna
Rapisarda s'inerpicò poco distante dal sentiero che lungo i prati di Tivo conduceva verso il Rifugio Garibaldi, studiò il terreno impervio e disuguale e si distese avendo cura di sistemare il vecchio sacco di montagna a mo' di schienale. - Fai come me, rnettiti comodo, godiamoci la vista del Corno Grande......manca più di mezz'ora al rendez vous con Fuoco-.

Il giovane si lasciò cadere sull'erba, prese dal suo sacco una borraccia e bevve una lunga sorsata -Non te l'offro, so che sei astemio, - è filo di ferro fatto dai nostri in Sardegna......

- Quanti eravate al corso d'addestramento di Torre Poglina?

- Una ventina di reclute - rispose il giovane riponendo la borraccia nel sacco, ma io sono risultato il migliore, per questo mi hanno mandato da te sul Gran Sasso.

Rapisarda socchiuse gli occhi per mascherare un noto di stizza.

- Me lo hai detto, Scàntia, ma è sul campo che un agente dimostra il suo valore, e ho tanto l'impressione che il tuo momento stia per arrivare.

- Il battesimo del Fuoco, insomma - sorrise Scàntia divertito per il gioco di parole - ma.....dimmi, perchè il capo ha scelto proprio quel nome in codice? -

Rapisarda riaprì gli occhi e scrutò una nuvola sopra di sé, l'eco di un rumore lontano, ma costante si sentiva arrivare dalla vallata - Forse perchè gli difetta la fantasia. Tu come ti faresti chiamare se un giorno, assai lontano, diventassi il responsabile del settore armamenti del nostro Servizio?. Il ronzio si faceva sentire più distintamente.

L’uomo si sollevò a sedere, prese dal sacco il binocolo e lo puntò verso il cielo, a sud-ovest.

- Un elicottero civile.......è nel suo stile, ed è anche in anticipo.

Si alzò di scatto - Sbrighiamoci, dobbiamo arrivare a quello spiazzo terroso vicino al rifugio, dove atterrano gli elicotteri del Soccorso Alpino. Il responsabile del settore armamenti del SISDE godeva nell' ambiente di una solida stima; i suoi collegamenti internazionali erano invidiati dagli altri capi-settore, ma il carattere introverso e una perenne espressione minacciosa sul volto non gli concedevano la simpatia dei suoi agenti. Addirittura parossistica era giudicata la sua prudenza: non affidava mai un ordine importante al telefono, alle comunicazioni radio o ad un computer.

Così, ricevuta l'informativa da Rapisarda, gli aveva dato l'appuntamento il giorno dopo sul Gran Sasso, vicino al rifugio base delle ascensioni sul bastione del Corno Grande, dove un elicottero avrebbe soltanto fatto pensare ad un incidente in montagna.

Il pilota iniziò la manovra d'atterraggio disponendo i pattini in direzione della grande H di cemento bianco situata sullo spiazzo antistante il rifugio Garibaldi, s'impennò e toccò terra con una lieve oscillazione della trave di coda. Mentre le pale giravano ancora verticosamente Fuoco aprì lo sportello dell'abitacolo e discese con un balzo. Rapisarda gli corse incontro riparandosi gli occhi dalla polvere sollevata dall'atterraggio.

- Benvenuto Comandante, mi fa piacere rivederti sul tetto del laboratorio anziché in ufficio.-

I due si allontanarono dal vortice provocato dalle pale dell'elicottero in moto.

- Non chiamarmi Comandante quando siamo fuori dall'ufficio, sa troppo di militare, se ai miei tempi ci fosse stato il servizio civile forse l'avrei scelto.......Quel ragazzo che hai portato con te, invece, ha un perfetto aspetto marziale, chi è? - chiese Fuoco indicando il giovane salito in montagna con Rapisarda.

- Una recluta del Servizio, si è distinto al corso in Sardegna, l'ho portato per tenere lontano i curiosi...

- In questa stagione e con il rifugio chiuso? - lo interruppe Fuoco - Sull'intera dorsale dirupata da ovest ad est, oggi al massimo ci potranno essere tre o quattro alpinisti e un paio di guide. Tu l'hai portato per avere un testimone del nostro incontro. Come si chiama il ragazzo?

- Scàntia, - rispose Rapisarda stropicciandosi gli occhi ancora pieni di terra - voglio utilizzarlo in questa vicenda, è ambizioso e ha l'anima del killer senza scrupoli.

Fuoco storse la bocca, voltò la testa e scrutò le cime innevate nel cielo primaverile, un gracchio volteggiava lentamente sopra di loro incuriosito dalla scena.

- Camminiamo un pò, non mi capita spesso di respirare aria buona dalle mie parti. La sveglia suonata dal KGB al nostro fisico è paradossale, ci hai pensato?

- Senza dubbio, un' operazione del genere può avere qualche possibilità di riuscita soltanto se viene risvegliato un interesse ideologico, finanziario o di qualche altra natura, ma nel nostro caso.......

- Tra lo studente in viaggio a Mosca e l'uomo di oggi - lo interruppe Fuoco - sono trascorsi gli ultimi lustri del XX secolo, ma questo certo non è sfuggito al nostro agente russo, che forse rischia una storica cassa integrazione. I due proseguirono su un sentiero erboso, uno accanto all'altro con lo stesso passo cadenzato. Dopo un lungo silenzio Rapisarda riprese - Ho disposto il controllo del fisico per tutte le 24 ore, tre agenti con un turno di otto ore e una pulce nel telefono di casa dove lo hanno chiamato. Se i russi vogliono papparselo, io gli ho ficcato un amo dentro, e noi li pescheremo. - Così dicendo Rapisarda imitò con uno scatto del polso, la mossa del pescatore che tira su la lenza.

Fuoco contorse nuovamente la bocca - Certo, si doveva fare, e sono sicuro che uno dei tre agenti è Scàntia... ma loro tutto questo se lo immaginano e non abboccheranno. Dobbiamo fargli fare la prossima mossa liberamente se vogliamo almeno capire a quale partita intendono giocare. Soprattutto non allarmare il fisico, lascialo muovere, non farlo sentire prigioniero nella tua rete. Dammi il tempo di contattare i miei collegamenti dell’ex KGB all'ambasciata russa a Roma e sondare il terreno... potrebbe anche essere uno stupido fuoco di paglia.

Rapisarda lo guardò contrariato, il suo capo non aveva la sua solita aria rabbuiata e minacciosa e forse era portato a sottovalutare la vicenda. - Ho intenzione di indagare sul passato del fisico, quel viaggio a Mosca... Fuoco gli troncò il discorso - Lo hai già fatto quando è stato assunto e non hai scoperto niente.

- Ma Comandante, il contatto che hanno voluto stabilire richiede un controllo più approfondito da parte nostra.

- Te l'ho detto, non chiamarmi Comandante... tu agisci secondo gli ordini e i controlli lasciali a me. - Fuoco si voltò in direzione dell'elicottero - e, a questo proposito, i risultati di questa inchiesta, parziali o definitivi, li devi comunicare soltanto a me, è chiaro?

Rapisarda chinò il cranio rasato in un cenno di obbedienza, voleva dire "Sissignore", ma l'altro certo avrebbe ironizzato sul suo lessico militare. Lo riaccompagnò verso l'elicottero in silenzio.

Riflettendo, non potè fare a meno di notare com'era in contrasto la sottovalutazione dell'accaduto da parte di Fuoco con l'ordine di non rispettare l'inoltro ufficiale delle successive informative sulla viicenda e di riferire soltanto a lui. Evitando l'inoltro ufficiale Fuoco tagliava di fatto fuori almeno due altri settori, per non parlare del Direttore.

Il giovane pilota rialzò il velivolo senza scarti, con la stessa leggerezza dell'atterraggio.

- Torniamo in ufficio?

- Sì, ma stasera ceniamo insieme Davide, mi serve di scambiare le idee su questa faccenda con una testa normale L'elicottero passò sopra Corno Piccolo a una quota di 2800 metri e puntò su Roma.

- Eppoi - continuò Fuoco - domani mattina te ne vai in Questura, dal nostro uomo all'Ufficio passaporti e ci rimani sepolto fino a quando non scopri tutto sul passaporto del nostro fisico. In particolare mi interessano le date di rilascio dei visti, se ha viaggiato in treno o in aereo. Ti ricordo che se ha viaggiato in treno , all'epoca erano necessari i visti di tutti i paesi di transito.

Il pilota annuì - Ungheria, Romania oppure Cecoslovacchia e Polonia oltre naturalmente al visto della gloriosa Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.

- Io mi metterò in contatto- proseguì Fuoco - con la nostra ambasciata a Mosca perché mandino qualcuno all'albergo a rispolverare i registri di quell'anno per vedere quali altri italiani c'erano nello stesso Hotel. Un giovane studente all'estero non viaggia mai solo, ci va con gli amici o con l'amica.

Fuoco si slacciò la cintura di sicurezza che gli pigiava sull'automatica sotto la giacca, si sistemò più comodamente sul sedile e proseguì.

- Appena so qualcosa ti raggiungo telefonicamente e ti comunico i nomi sui cui passaporti devi continuare a scavare.

- Bene Capo, un bel lavoro tra le scartoffie, ora godiamoci il volo.

- Davide, se vuoi rimanere in buona salute non mi chiamare Capo, lo sai, non sopporto un linguaggio da film adattato al nostro settore.

*****

Più in basso, sotto l’elicottero, quella stessa mattina il professor Barbacane guidava controvoglia sul tratto autostradale per L ’Aquila.

L’ A24 gli era diventata ormai insopportabile, anche se spesso pernottava nella sua cameretta del laboratorio sotto il Gran Sasso, almeno due volte la settimana doveva fare avanti e indietro tra Roma e l'Abruzzo.

Aveva ormai passato l'ultima uscita per l'Aquila, quando inserì una cassetta dei Pink Floyd nell'autoradio: di lì a poco sarebbe apparsa l'imboccatura del lungo tunnel che traversava il Gran Sasso da parte a parte e un po'di musica avrebbe alleviato l'angoscia che sempre gli provocavano le viscere della montagna.

Guardò nel retrovisore: il suo angelo custode nell'Alfa verde lo seguiva da Roma: il Servizio non aveva perso tempo, c'era da aspettarselo. "The dark side of the moon" lo distrasse da quei pensieri.

Sul lato destro dell'autostrada c'era uno svincolo che portava ad una vasta area di servizio. Nello spiazzo si erano radunati parecchi operai in tuta con gli striscioni rossi dei sindacati confederali e grandi cartelli di invettive contro la Società Autostrade.

Un uomo sopra un camion si premeva un megafono sulla bocca e cercava di sopraffare le urla della platea. Barbacane rallento, abbassò il finestrino e riconobbe la voce che stava dicendo "...perchè chi vi propone il blocco autostradale o l'interruzione della corrente delle pale d'areazione del tunnel è qualcuno che gioca al massacro...” Voltò bruscamente a destra e s'inserì nello svincolo: era senza dubbio la voce di Filippo Argenti.

Abbandonò la macchina e s'accostò al gruppo di operai, cercava di inquadrare meglio il suo vecchio compagno di bisbocce giovanili .

Argenti non era poi cambiato molto con gli anni, ora aveva un paio di occhiali spartani, cerchiati di acciaio, i capelli appena ingrigiti e le mandibole un po' più sporgenti su quel viso generoso. Le rughe tardavano a segnargli il viso, erano appena accennate, almeno così sembrò al professore che lo fissava sorridendo.

"...sentite a me, l'unico modo per sapere realmente se le nuove turnazioni festive sono una trappola, è caderci dentro in questa trappola... e vedere com'è fatta, dal basso..."

Soltanto da questa frase, anche ad occhi chiusi Barbacane avrebbe riconosciuto Filippo. Anche all'Università, anche nei cortei, era l'unico che raramente accettava di evitare le trappole dei baroni, dei padroni, del governo, ma propugnava l'idea di entrarci in una trappola, per vedere com'era fatta e passare oltre.

I fischi si stavano facendo più minacciosi e Filippo avrebbe dovuto ancora lottare; il professore guardò l'orologio, si era fatto tardi, ma avrebbe aspettato la fine della manifestazione, gli era venuta una gran voglia di riabbracciare l'amico.

*****

- Quanti anni sono passati?

- Dall'ultima volta? Almeno quindici - azzardò Barbacane -Era una serata in quel ristorantino di Rieti dove portavi tutti gli amici, una specie di tua Lourdes personale, dove curavi lo spirito e il corpo...

- Da Duilio, ci vado ancora, da qui sarà un'ora di macchina, andiamoci a cena stasera - gli propose Filippo.

Il professore s'avvicinò alla sua Lancia Delta rossa e aprì la portiera - Un’altra volta, ma ora salta su, vieni con me al laboratorio, mi fa piacere farti vedere dove lavoro.

- E la macchina mia quando la riprendo?- chiese il sindacalista.

- Ti faccio riaccompagnare io, tanto il pulmino del Laboratoriodeve ripassare di qui per tornare a Roma.

- E va bene, dopo quindici anni ci vogliono almeno un paio d’ore ore di chiacchiere.

I due amici salirono in macchina e puntarono verso l'imboccatura del tunnel del Gran Sasso.

- Omar, Omar Martini lo vedi ancora?- chiese Barbacane.

- Di tanto in tanto, l'hanno relegato sull'isola Tibertina, fa il commissario di polizia fluviale, mi ha cavato d'impaccio in una vicenda reatina di qualche anno fa. Ma dimmi del tuo lavoro.

- Eccolo il mio lavoro - rispose il professore indicando il massiccio del Gran Sasso inquadrato nel parabrezza - là sotto c'è il più grande laboratorio sotterraneo di fisica nucleare del mondo e il primo costruito appositamente per lo studio della stabilità della materia e la cosmologia neutrinica....

- Ricordati che io alla Sapienza facevo Lettere, la facoltà davanti alla tua, abbi pietà con i termini scientifici. Barbacane sorrise e diminui l'andatura.

L'Alfa verde ,con Scàntia alla guida,era più distanziata, ormai il suo compito per quel giorno era quasi terminato; l'auto dell'angelo custode era tallonata da un grosso camion con un uomo e una donna a bordo:La donna aveva una bella testa di ricci neri lucenti come le penne di un corvo.

- La schermatura di 1.200 metri di roccia appenninica rende il laboratorio il luogo più adatto nel mondo per captare i sottili segnali emessi dal cuore delle stelle...

- E quindi anche dal sole - lo interruppe Filippo.

-...Certo, che il sole è la stella più vicina a noi, vedo che te lo ricordi dal tempo del liceo. E proprio sotto il Gran Sasso abbiamo trovato la prova definitiva che il sole funziona con la fusione nucleare, battendo in velocità americani e...

- Russi? - indovinò Filippo Argenti.

- Si - rispose improvvisamente rabbuiato Barbacane. Tacque per qualche istante poi deviò il discorso- Filippo ti ricordi il nostro viaggio a Mosca, ai tempi dell'Università ?

In quel momento imboccarono il tunnel e Barbacane accese i fari di posizione --Accidenti non mi funzionano gli anabbaglianti.

- Per fortuna ci si vede abbastanza, c'è una buona illuminazione in questo tunnel - osservò Filippo.

- Piu avanti però proprio all'altezza della deviazione con il tunnel per il laboratorio, l’illuminazione è molto più fioca. Ti assicuro che dovremo procedere quasi a passo d'uomo.

- Non fa niente, tanto le viscere buie della terra - scherzò Filippo - sono il luogo ideale per rievocare il passato. Certo che mi ricordo del nostro viaggio a Mosca, correva l'anno 1968 ed eravamo in tre: io, te e Margherita.

Ricordo tutto, l'albergo Oktrabrskaia, i compagni della casa dello studente, Misha soprattutto che ci faceva girare di notte e Irina che ci accompagnava di giorno....

- Hai una memoria fantastica.

-... quel viaggio è stato importante per me, avevo bisogno di conoscere il paese della rivoluzione d'ottobre e il paese del socialismo reale. Così me ne tornai a casa deciso a non iscrivermi al partito comunista, ma pronto a lavorare per il sindacato rosso. Buffo, no?

- Non troppo - lo rassicurò Barbacane che nella semioscurità del tunnel procedeva ormai a passo d'uomo - E io, come tornai in Italia?

- Un po' più comunista di quando eri partito. Ti era piaciuto quasi tutto, persino il Mausoleo di Lenin, mi ricordo che con un giovane fisico moscovita parlasti in inglese della vicenda di Pontecorvo, del suo tradimento...ma usavate il termine choice of another country - Filippo s'interruppe bruscamente.

- Scegliere un altro paese - ricordò Barbacane - hai ragione, dicevo: non è un tradimento, le idee, la scienza, l'umanità stessa non può essere rinchiusa entro ridicoli confini nel meccanico rispetto di regole e tradizioni... Eravamo giovani, appassionati, abbacinati dal sole dell'avvenire.

- Si eravamo giovani, tu eri appassionato, vedevi l' URSS attraverso la lente dell'evoluzione scientifica che stavano realizzando nel giro di pochi anni, io vedevo -

Filippo si interruppe voltandosi verso l'amico.

- Che cosa?

- Non lo so, penso tutto. Registravo con gli occhi ogni cosa le strade, le piazze, i locali, la faccia della gente. Durante quel viaggio ero come un turista che fa funzionare la cinepresa 24 ore su 24. Ho ripreso tutto ed è stato il film più inutilmente struggente della mia vita...

C'era una diramazione a destra, dopo un grande semaforo .

- Si, è lo svincolo per il laboratorio,ti porto nel mio studio, voglio parlarti di cosa mi è successo ieri. Ho bisogno di chiedere il parere di un amico, e sei capitato proprio tu sulla mia strada.

Barbacane percorse il breve tratto della diramazione, un tratto autostradale cieco, a doppio senso, che terminava davanti a grandi grate di ascensori.

- Perchè, proprio io ? - gli chiese Argenti - Non ci vediamo da un periodo di tempo tanto lungo da permettere un paio di mutazioni psicologiche, non facciamo lo stesso lavoro...

- Perchè dopottutto questa storia è iniziata proprio con quel viaggio a Mosca - lo interruppe bruscamente Barbacane - e quindi ora posso approfittare della tua memoria degli eventi, certo è un caso che ci siamo incontrati proprio oggi dopo tanto tempo....ma come fisico conosco il valore del caso, e non me lo lascio scappare - fermò l’auto davanti a una grata metallica -

Mi dispiace Filippo, ma ti tocca condividere con un’ amico una pena, in compenso potrai vedere il laboratorio del Gran Sasso, il sancta sanctorum della fisica italiana. Certo sfiorerai solo la cornice esterna, il resto non è dato da vedere ad altri occhi che non siano quelli degli addetti ai lavori.

Il fisico azionò un telecomando e la grata si sollevò, portò la macchina dentro lo spazioso vano dell’ascensore, allungò una mano dal finistrino e premette il pulsante del livello terzo.

- Ora ci caliamo nel pozzo che ci porta ad un silos sotterraneo dove depositiamo l’auto.

- Almeno non hai problemi di parcheggio .- scherzò il sindacalista che odiava gli ascensori - Allora deciditi, dimmi quello che ti è capitato ieri.

- Aspettiamo di essere nel mio ufficio; mi stavi dicendo che durante quel viaggio a Mosca ti sembrò che su di me funzionasse quella sorta di “mystère de la fascination” che il comunismo sovietico ha esercitato per lungo tempo in Italia e in Francia ?

- Si, ma non solo in questi due Paesi. Certo noi siamo rimasti giustamente affascinati dal Paese che aveva contribuito potentemente a sconfiggere il nazismo e a creare coscienze antifasciste così vitali per le lotte democratiche. E allora quando tutto questo era già un dato acquisito e cominciava a sollevarsi il coperchio del socialismo reale, la maggior parte di noi mise in moto i meccanismi di accettazione di quella situazione con un traino storico-ideologico.

Quello storico fu la trasposizione della dinamica della Rivoluzione francese su quella sovietica: come era stato necessario il terrore nel nome dei principi di Liberté, égalité, fraternité,così era giustificata l’avvento di un’età di ferro che mietesse vittime innocenti per arrivare ad una società socialista.

L’ ascensore arrivò al terzo livello, Barbacane rimise in moto la macchina, uscì dall’ascensore e svoltò per una corta rampa che lo portò ad un piccolo parcheggio. Fermò la macchina sul posto numerato e discese - Continua, la tua ricostruzione mi interessa, il traino ideologico quale fu ?

Argenti scese a sua volta e richiuse lo sportello - La cosiddetta “via italiana” che fece in modo di rimuovere, come estranee a noi, i gulag e le persecuzioni staliniane. Un misto di ipocrisia e di lungimiranza strumentale, tipico di Togliatti.

_ Si, ma io e te ce ne distaccammo dopo la primavera di Praga, capimmo quanto fossero fallaci i mezzi per raggiungere la mèta.

- Non solo! - lo corresse Argenti calcandosi gli occhiali sul naso - La radice di quel disastro epocale che fu il comunismo in URSS, di quei delitti in nome del bene del popolo, stava più che altro nei fini, nella costruzione di una società ideata per il riscatto dell’uomo.

E un’altra chiesa, il partito comunista con la sua gerarchia sacerdotale, avrebbe dovuto assicurare il passaggio dall’utopia alla scienza, contrabbandare la scoperta di leggi oggettive, come quelle scientifiche, per programmare le finalità della Storia. Ecco il super-alibi ideologico che ha incasellato stermini di massa e odio razziale! Questo finalismo globale, nella storia, è sempre stato generatore del crimine e del suo alibi!

I due si erano incamminati lungo uno stretto corridoio, al termine del quale Barbacane infilò un badge in una fessura. La porta scattò e un altoparlante, posto al di sopra di una cinepresa tuonò - Identificazione dell’estraneo.

- Visitatore autorizzato da me - rispose Barbacane.

Ci fu un silenzio imbarazzante per Argenti, poi si udì lo scatto di una seconda porta e i due proseguirono per un altro corridoio con pannelli di vetro sulla parete di destra che permettevano di vedere mastodontici macchinari in movimento in un laboratorio.

- Qui le leggi oggettive sono quelle scientifiche - fece da contrappunto Barbacane - e non perseguiamo nessun finalismo globale.

Il sindacalista sorrise e riconobbe in quell’orgoglio desideroso di giustificazioni il suo antico compagno di università.Dopottutto non erano avvenute in lui troppe mutazioni psicologiche.

Barbacane lo guidò nel suo ufficio, si sedettero sul divano di cuoio color sabbia e senza altri preamboli tirò fuori il rospo -- Ieri mattina sono stato contattato da una spia russa.

- Era ora ! - scherzò Argenti - doveva pur capitare a uno importante come te, e da me cosa vuoi, una consulenza politica?

- Non scherzare, è una cosa seria. - Il fisico si era improvvisamente incupito e prese a raccontare per filo e per segno tutto l’accaduto, cercò di usare, puntigliosamente, gli stessi termini che aveva usato l’altro : agente in sonno, sveglia russa... poi appena ebbe finito si alzò, si avvicinò alla scrivania dove c’era una caraffa d’acqua con un bicchiere accanto a un dossier, e si versò da bere.

- Immagino che tu abbia subito avvisato la polizia - Gli chiese l’amico.

- Meglio, abbiamo un servizio di sicurezza interno, sono andato dal responsabile si chiama Rapisarda - mentre pronunciava quel nome storse impercettibilmente le labbra - e gli ho raccontato tutto, esattamente come ho fatto con te. Ma non mi sento tranquillo, è chiaro che indagheranno su di me, non gliene posso fare una gran colpa, però dovranno capire, prima o poi, che quello in pericolo sono io ....

Barbacane non completò la frase avrebbe voluto dire “ e non i loro segreti” ma se ne astenne.

Argenti lo raggiunse vicino alla scrivania e si versò a sua volta un bicchier d’acqua, si guardò intorno e non poté trattenersi dal chiedere - Ma davvero abbiamo il Gran Sasso sulla testa?.

Il fisico finalmente sorrise - tra poco ti faccio riaccompagnare fuori da un mio assistente che è abituato a fare un minimo di guida turistica ai rari visitatori qualificati, ma ora dimmi che ne pensi di quello che ti ho detto? - Argenti guardò il dossier sulla scrivania con su scritto "Progetto.Minus...Top secret" poi distolse lo sguardo e allargò le braccia - Che non ti è bastato affidare la tua sorte a persone come Rapisarda, e probabilmente hai ragione: è stata una scoperta della nostra generazione. Ma se questo è vero, devi far conto principalmente su te stesso, e su di me, naturalmente, per quel che posso aiutarti...-Sul fascicolo c’era un sottotitolo “La riduzione dell’universo “.

- Da te voglio solo un consiglio - lo rassicurò l’amico.

Argenti lo guardò, era chiaro che mentiva, no il suo amico voleva di più, molto di più - La conosci la mia strategia sindacale, è semplice ed autolesionista: bisogna cadere nella trappola! Perchè solo lì dentro, capisci veramente come stanno le cose, gli scopi di chi ha teso la trappola e come fare per uscirne. Funziona una volta su due, ma funziona. - Una percentuale non incoraggiante.....

- Devi incontrare questo secondo Valodia, non ne puoi fare a meno, gli schermi che puoi frapporre serviranno soltanto a non farti capire quello che ti sta succedendo.

Barbacane si sedette alla scrivania e sembrò riflettere su queste ultime parole dell’amico - Forse hai ragione: vedrò Valodia II.....

- Un’altra cosa, - lo interruppe Argenti - non credere che mi limiterò solo ai consigli, dopottutto quel viaggio, come hai detto tu, lo abbiamo fatto insieme e abbiamo fatto insieme, in maniera diversa e separata, anche il viaggio nel post-comunismo.

Barbacane sorrise - Ora ti faccio riaccompagnare, tra mezz’ora all’ingresso parte il pulmino per Roma. Ti richiamo domani, voglio star solo a riflettere su quello che mi hai suggerito e sulle conseguenze.- premette un interfono e disse - Un visitatore autorizzato deve essere guidato all’uscita dopo un breve giro.

Poi il fisico si voltò verso l’amico e disse - Grazie per non avermi chiesto se a Mosca nell’ Oktrabrskaia i russi mi hanno realmente reclutato.

- Non esser sicuro che non lo faccia, prima o poi - gli rispose Argenti.

Un’assistente in camice bianco e con gli occhi verdi aprì la porta, il biondo dei capelli era di una tonalità nordica - Eccomi professore, sono pronta.

- Ciao Filippo, a domani.

Si strinsero la mano e Argenti uscì con gli occhi calamitati sulle forme individuabili sotto quel camice.Ripercorsero lentamente il corridoio con la vetrata sulla parete e l’assistente si fermò a metà tragitto.

- Tralasciamo tutto il resto e partiamo dai neutrini solari.

- Sarebbe uno splendido incipit per un racconto - scherzò Argenti - sono interessatitissimo al seguito.

- La grande produzione di energia - lo ignorò l’assistente - che ha luogo nel Sole è dovuta quasi del tutto a reazioni termonucleari con la funzione di quattro protoni in un nucleo di elio, durante queste reazioni vengono emessi dei neutrini elettronici. Essi creano un flusso enorme che investe la terra pari a centinaia di migliaia di miliardi di miliardi di miliardi di neutrini al giorno, cioè, qualche unità x 10.31

- Nientemeno - sgranò gli occhi il sindacalista.

- Ma veniamo al punto, cioè alla copertura offerta dalla roccia sovrastante il laboratorio, questo almeno la interesserà. - disse l’assistente con aria seccata e scostando una ciocca di capelli dalla fronte - I raggi cosmici che ci bombardano dall’universo scaricano su un metro quadrato di superficie terrestre due milioni di particelle all’ ora, la maggior parte delle quali è carica, non sarebbe quindi possibile effettuare un esperimento sui neutrini solari, perchè i loro segnali sono confusi dai segnali dovuti ai raggi cosmici, se non con una copertura della crosta terrestre in grado di assorbire i raggi cosmici.

- La stupirò: questo già lo sapevo, - continuò impertinente Argenti - ma mi dica, grazie a questa copertura, come chiama lei la montagna, quali scoperte avete fatto?.

- Nel mondo sono stati fatti quattro esperimenti sul neutrino solare: negli Stati Uniti, in Giappone, da noi e in Russia e il risultato è sorprendente: il flusso dei neutrini corrisponde solamente a circa la metà con una certa differenza a seconda che si tratti del flusso atteso nella regione di energie più alte o nella regione di energie più basse, di quelli che il sole dovrebbe inviarci.Questo risultato costituisce il cosiddetto “ problema del neutrino solare”.

- Direi che c’è una bella truppa di neutrini vagabondi, ma mi dica qualcosa di più sul loro comportamento.

L’assistente picchiettò sul vetro con le unghie curate, un modo, forse, per evitare di spazientirsi - Ecco, forse la cosa che la potrà colpire sono i “sapori” dei neutrini, come diciamo noi in gergo. Vede ci sono tre tipi di neutrini: il neutrino elettronico, il neutrino muonico e il neutrino tauonico, i “sapori” sono connessi con la loro diversa origine. Per esempio il neutrino prodotto nel decadimento con un’emissione di un elettrone è un neutrino elettronico. Cioè il neutrino incredibilmente “si ricorda” della sua origine.....

- Questo mi interessa - la interruppe Argenti - vuole dire che il marchio iniziale rimane per tutta la vita del neutrino.

- Allo stato attuale della teoria delle particelle, si.

- Caspita, nessuno ci ha spiegato che dovevamo stare così attenti al nostro marchio iniziale...ma, la prego continui. - L’attuale concezione della fisica delle particelle assegna al neutrino massa riposo nulla e ritiene che “ i sapori” dei neutrini siano qualità fisse, ma ci potrebbe essere anche un effetto chiamato “oscillazione del neutrino” già ipotizzato da Bruno Pontecorvo negli anni cinquanta.

- Vagabondi e oscillanti, non ci si può proprio fidare dei neutrini solari.

- Qui ci troviamo di fronte alla Sala C dei laboratori sono visibili la tanica esterna del rilevatore per l’esperimento e gli impianti per il trasferimento dello scintillatore e i contenitori criogenici di azoto. Argenti guardò interessato, in basso, una enorme tanica grigia con una scaletta a spirale e diverse bombole gigantesche collegate tra loro da una giungla di tubi, ma non si azzardò a chiedere cosa fosse uno scintillatore o un contenitore criogenico di azoto. Si spostarono più avanti fino alla fine del corridoio, davanti a loro si aprì la porta di un ascensore, vi entrarono, e l’assistente premette il pulsante del livello settimo.

- A questo livello si svolge l’esperimento italiano Gallex eseguito sul neutrino solare utilizzando la tecnica radiochimica, come nell’esperimento russo. Vede - disse l’assistente indicando un enorme contenitore visibile in fondo ad una sala protetta da uno schermo di plexigas - una grande quantità di gallio, circa 30 tonnellate, in soluzione contenente acido cloridrico e acqua è immagazzinata in quel grande contenitore, ma lei non mi ascolta.....

- Mi scusi ma come si chiama l’esperimento russo?

- Sage. Credo, comunque, sia opportuno porre fine alla visita. Se è d’accordo, la riaccompagno all’uscita del laboratorio.

- Certo, la ringrazio e mi scuso, può darsi che in futuro riesca più ad appassionarmi al “ problema del neutrino solare”, ma, a questo proposito mi dica un’ultima cosa: la conferma dell’oscillazione dei neutrini e quindi del fatto che la loro massa a riposo non sia nulla avrebbe conseguenze così importanti?

L’ assistente sorrise. Dopottutto quell’’uomo con quegli strani occhi castani sempre ammiccanti, resi più piccoli da un paio di spesse lenti cerchiate da una montatura d’acciaio, con l’attaccatura dei capelli a V sulla fronte segnata da rughe sottili, quell’uomo che somigliava in maniera sconcertante a un comunista clandestino degli anni ‘ 30, l’aveva ascoltata.

Si aggiustò ancora la ciocca di capelli biondo-nordico e disse imbarazzata - Temo proprio di sì. Una massa di neutrini anche solo di pochi elettronvolt sarebbe sufficiente a superare il valore critico della densità al di sopra del quale l’espansione dell’universo dovrà arrestarsi.

L’azione di richiamo delle forze gravitazionali supererà la forza d’inerzia connessa con il moto di allontanamento dei corpi celesti. La dimensione dell’universo comincerà a diminuire fino a .....S’interruppe

- Precipitare in un grande collasso. Certo è possibile - sentenziò Argenti grattandosi la tempia - succede anche nella storia degli uomini quando è troppo forte l’azione di richiamo delle forze gravitazionali, è successo anche in questo nostro secolo. Ma con un viso come il suo non può annunciarmi questa catastrofe cosmologica senza accettare un invito a cena, stasera a Rieti da Duilio.......

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