L'ufficio di Fuoco era spazioso ma privo di poltrone o divani, c'erano due grandi scrivanie disposte a L, una piena di fascicoli, incartamenti e telefoni e l'altra con una stazione multimediale.
Un solo grande quadro astratto sulla parete di fronte alla porta, su uno sfondo blu che sfumava in molte gradazioni campeggiava una sfera color gesso. Ai suoi uomini che rimanevano quasi sempre in piedi di fronte alla scrivania quella sfera sembrava una luna, ma nessuno aveva mai osato chiedere a Fuoco la conferma di quell'ipotesi.
- Siediti pure, Davide, e dimmi cos’ hai trovato in Questura.
Davide guardò l'unica sedia nera della stanza e si sedette senza appoggiarsi allo schienale.
- E' stato relativamente facile seguire le tracce di Barbacane nel 1967 . A quell'epoca un italiano che andava in treno a Mosca lasciava più segnali di Pollicino con i visti dei vari Paesi oltre cortina che doveva traversare.
Poi alla fine per fare la prova del nove sono andato, come lei certo già sà, all’ambasciata russa dal suo contatto - nome in codice Ivan - il quale, come sempre, si è messo a disposizione. Ha controllato gli schedari dell'anno che gli avevo indicato e ha trovato il visto dell'URSS nell'agosto 1967, allora gli ho chiesto se potevano accelerare le nostre ricerche, mettendosi in contatto con l'albergo di Mosca per controllare nei loro registri quanti italiani c'erano in quel periodo.
- Un'iniziativa azzardata, - notò Fuoco scarabocchiando qualcosa su un foglio - Ti avevo detto che ci avrei pensato io con l’Ambasciata italiana a Mosca.
- Non troppo, il nostro contatto si muove nella nuova Russia con la stessa sicurezza con cui si muoveva nell'URSS e sembra avere tutto l'interesse a facilitarci il compito - l'agente tirò fuori dalla tasca del giubbotto un foglio e lo poggiò sulla scrivania di Fuoco - Questo è l'elenco dei nostri connazionali presenti in quel periodo all'Oktrabrskaia, ma il 5 agosto sono stati registrati solo tre arrivi: Mattia Barbacane, Filippo Argenti e Margherita Rilli, tre studenti universitari in vacanza “ ideologica”.
Fuoco aprì un cassetto e tirò fuori una busta, piegò il foglio su cui aveva scritto e l'infilò nella busta. - Tre ore fà hanno tentato di uccidere Barbacane all'ingresso del laboratorio. Stava in macchina con un suo amico sindacalista, quello stesso Filippo Argenti con cui stava a Mosca nell’agosto del ‘67 -
Davide scosse la testa - Lei aveva detto che dovevamo aspettare che facessero la prima mossa e ora l'hanno fatta. Ma il quadro si complica ancora di più, non è contraddittorio voler svegliare Barbacane dal sonno per poi ucciderlo, rispedendolo nel sonno eterno?
- Non è la stessa mano cche ha organizzato l’una e l’altra cosa, tanto più che Barbacane ieri è sfuggito alla sorveglianza di Rapisarda per più di un’ora. E in quell’ora può aver incontrato la spia russa ....più tardi vado ad interrogarlo, appena si sarà ripreso dallo shock.
- Fuoco porse la busta all'agente - Ora tu torna in Questura, questo Argenti sarà pure stato fermato qualche volta durante una manifestazione. Poi vai all'ambasciata russa e consegna questa busta al mio contatto. Gli ho spiegato cosa è successo a Barbacane prima che lo legga sui giornali... e, a proposito Davide, non ti azzardare mai più a prendere questo tipo di iniziative senza prima informarmi.
Il telefono squillò.- Si, passatemelo... pronto Rapisarda, allora chi è la killer?
Rapisarda si bloccò per un istante, gli sembrava che il tono di voce del comandante Fuoco fosse risentito. - E' Maddalena Muttìa, detta l' Orca assassina perché...
- Cosi la chiamarono i giornali, quando due anni fa al largo di Lampedusa - completò Fuoco - ha sgozzato con un coltello da sub un pentito della Mafia, esperto nuotatore, nonchè protetto dai carabinieri.
- Si è una killer della Mafia, ma ha lavorato in Puglia anche per la Sacra Corona Unita, è feroce, sadica e ha quasi sempre lavorato in coppia con il suo partner Momo Sannola, che ora è morto ammazzato da noi.
- Va bene, va bene non mi fare la storia della sua vita, dimmi chi ha scatenato stavolta l'Orca assassina?
- Non parla - rispose a voce basse Rapisarda
- Non sarai stato, per caso, troppo gentile nel domadarglielo?
- No, in tre ore non siamo stati mai un momento troppo gentili - precisò Rapisarda rintuzzando il colpo basso che gli aveva sferrato il Comandante - e ora oltretutto dobbiamo metterla a disposizione dell'autorità giudiziaria e bisognerà provvedere per l'operazione alla spalla.
Fuoco tacque, poi apri un'agenda nera e scrisse un numero telefonico su un blocco - Le avete spezzato la clavicola, quindi serve un chirurgo ortopedico, giusto?
- Si, sarà ricoverata e piantonata all'Ospedale de L'Aquila, perchè l'infermeria del carcere non è sufficientemente attrezzata per l’operazione.
- Va bene - tagliò corto Fuoco - mi occupo di tutto io, avviso la polizia, il giudice e il chirurgo. Tu salutala soltanto, Rapisarda.
- Si, Comandante - concluse l'uomo con tono offeso.
- Ma non salutare me, - lo bloccò Fuoco - in serata, dopo che avrò finito con l’Orca e avrò interrogato Barbacane voglio sentirti. Mi devi spiegare dove stavano gli uomini della scorta del fisico mentre i due Killer lo prendevano a pistolettate.
- Lo abbiamo comunque salvato.... biascicò Rapisarda con un filo di voce mentre l’altro abbassava la comunicazione.
Davide s'alzò con un sorriso beffardo sulle labbra - Vado a prendere il dossier, ma l' Orca assassina non ha lavorato solo per il crimine organizzato, è una libera professionista, una delle più brave di questa parte del Mediterraneo. Ha un cachet da centinaia di milioni a prestazione. Come voleva sopprimere il fisico e il sindacalista?
- Schiacciandoli con un camion nella galleria sotto il Gran Sasso. Avevano creato un black out in quel tratto della galleria - Fuoco s’interruppe - Hai ragione, un lavoro che le avranno pagato più che profumatamente... ma non doveva sembrare necessariamente un incidente, perché poi non essendo riuscito il piano originario, hanno tentato di ucciderli col piombo.
Davide s'avviò verso la porta senza voltare le spalle alla scrivania - Due pesciolini in un tunnel buio potevano essere un bel boccone per l' Orca assassina.
Fuoco guardò la porta richiudersi e sorrise compiaciuto, poi iniziò a lavorare febbrilmente.
Non tralasciò nessuna delle comunicazioni ufficiali che il caso richiedeva; in particolare nel colloquio con il pubblico ministero mise in rilievo lo speciale interesse che il Servizio annetteva al tentativo omicidio di un fisico nucleare italiano da parte di una killer professionista. Non usò mai la frase ormai logora della minaccia alla sicurezza dello Stato, ma disse al giudice che al più presto il maggiore Rapisarda gli avrebbe fatto pervenire una nota informativa sul lavoro di Barbacane all'interno del laboratorio. Lo stesso giudice raccomandò che la degenza in ospedale di Maddalena Muttìa e la successiva carcerazione fosse protetta in maniera straordinaria, per evitare di veder sottratto alla giustizia un boccone così grosso.
Fu allora che Fuoco, accogliendo l'invito del giudice, propose di far arrivare da Roma un'equipe di ortopedia chirurgica altamente specializzata, per ridurre al minimo il rischio operatorio. Il giudice assentì e si prese la sgradevole incombenza di convincere il primario locale a farsi da parte. Dal canto suo Fuoco disse che avrebbe fatto analoga opera di convinzione con la Questura a lasciar svolgere al Servizio, il piantonamento della Muttìa durante tutto il periodo della degenza ospedaliera.
Il giudice e la spia si salutarono cordialmente convinti tutti e due di aver incontrato la persona adatta per quella particolare occasione.
Poi Fuoco strappò dal blocco il foglietto su cui aveva segnato un numero telefonico e se lo mise in tasca; avrebbe chiamato da un altro apparecchio, un apparecchio pulito il prof. Tomassi, da dieci anni sul libro paga del Servizio.
L'operazione alla clavicola, a parte la rimozione del proiettile, pur essendo un intervento assolutamente non rischioso presentava sempre un certo grado di difficoltà. Si doveva trattare, con staffa e viti metalliche, la frattura III distale della clavicola sinistra.
Questo mezzo di sintesi, la placca acromioclaveare, aveva già consentito a Fuoco, in una precedente occasione, sempre con l' aiuto del prof. Tomassi, di procurare oltre al beneficio principale per l'articolazione della spalla del paziente, un vantaggio supplementare per le indagini. Il vantaggio che, nel gergo dei Servizi, si chiamava del “guinzaglio lungo”.
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