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La bella addormentata nel parco
Presentazione dell'autore

Difficile che a Omar Martini, commissario di polizia fluviale all’Isola Tiberina di Roma, capitino indagini di una qualche rilevanza, il suo incarico è una sorta di punizione benevola che il Viminale gli ha dispensato perché spesso, nelle sue conclusioni, i colpevoli non sono stati quelli “giusti”.

Così nell’anno del Giubileo, dopo aver dipanato la matassa di una serie di furti legati a una raccolta di fumetti (Chi ha rubato Pecos Bill?, Manni Editori, Lecce, 2008) Martini è chiamato in causa per una storia che sembra avere i contorni oscuri di una favola. L’azione investigativa è tenue, quasi svogliata, come si addice a una soft-crime novel in cui il commissario sente, oltretutto, il bisogno di fare una pausa e di vivere il suo anno sabbatico mentale, proprio all’inizio del nuovo secolo, in coerenza con i luoghi e le vicende che lo attorniano.

Lo stesso isolotto di cemento in mezzo al Tevere, con il suo esile commissariato e la sua forma a barcone, riesce a creare appena un’increspatura nella corrente agitata della malavita trasteverina.

Mi piace però ricordare che in precedenza le indagini di Omar Martini sono state oggetto di altre quattro, più classicamente impegnativa, storie poliziesche - L’uomo di vetro, L’innocenza del serpente, L’ultimo racconto, Un detective tra le spie – raccontate dal sottoscritto e dall’amico coautore Luigi Calcerano e raccolte anche nel volume Uomo di vetro, uomo di piombo (Valore scuola, Roma, 2002).

Questo è tutto, per ora.

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