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Chi ha rubato Pecos Bill?
Poche parole per presentare ai lettori che non lo conoscono già, Omar Martini commissario di polizia fluviale all'Isola Tiberina di Roma, protagonista di questa storia.

In precedenza le sue indagini erano state oggetto di altre quattro storie poliziesche (L'uomo di vetro, L'innocenza del serpente, L'ultimo racconto, Un detective tra le spie) raccontate dal sottoscritto e dall'amico coautore Luigi Calcerano e raccolte nel volume Uomo di vetro, uomo di piombo.

A cinquant'anni o giù di lì Martini sente il bisogno di fare una pausa, di interrompere il suo affannoso operare e il dominio che aveva continuamente esercitato su se stesso, di prendersi una sorta di anno sabbatico mentale, coerente con l'incarico tranquillo e isolato che le sue vicende professionali gli hanno destinato.

Questa condizione soggettiva e oggettiva, allo stesso tempo, è l'ideale per tessere la trama di una soft-crime novel in cui l'azione investigativa è diretta non tanto a scoprire il colpevole quanto a fare in modo che nessuno si faccia male.

Un giallo senza cadaveri, dunque, ma con alcuni furti compiuti per diverse ragioni perché, come spiega Martini «i motivi dei furti sono tanti quanti i colori dell'arcobaleno» e in uno o più di essi si nasconde il ladro che è in noi.

Se poi debbo azzardare una previsione, direi che l'esile Commissariato di polizia fluviale (a rischio di soppressione da una finanziaria all'altra) adagiato sull'Isola Tiberina e separato da Trastevere da un solo antico ponte, non chiuderà certo bottega con questa storia... dopotutto l'anno sabbatico mentale di Omar Martini è appena iniziato.

Leggi la recensione di Diego Zandel
da "La Gazzetta del Mezzogiorno"
Domenica 22 Maggio 2009

2008, Manni Editori
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